L’X day è ormai sempre più vicino e tra un attentato e ritiro dell’ultimo momento di Biden, Democratici e Repubblicani si stanno avvicinando sempre di più al confronto finale. Il prossimo 5 novembre verranno decise le mani che orchestreranno gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni e mentre la retorica della campagna presidenziale è in aumento, l’ansia degli investitori sta prendendo la stessa direzione. Infatti, il nome del prossimo presidente non solo definirà il futuro per gli americani, ma anche del resto del mondo.
Elezioni Usa: mercato sull’attenti
Il nervosismo elettorale non è una sorpresa e la volatilità legata all’incertezza sull’esito è un fattore al quale gli investitori dovrebbero già essere abituati. Questo però non li ha fermati dal chiedersi se il punto di domanda sul nuovo presidente possa interrompere l’onda positiva che l’azionario statunitense sta cavalcando negli ultimi mesi. Secondo Marc Pinto e Chris Benway, rispettivamente Head of Americas Equities e Director of Research di Janus Henderson Investors, “al di là della minaccia di un risultato contestato, è improbabile che la retorica elettorale possa influenzare pesantemente il sentiment del mercato, dato che entrambi i principali candidati propongono schemi politici noti e che quest’anno sono in atto altre tendenze significative”.
Insomma, non saranno le elezioni – anche se le più importanti dell’anno – a fermare delle tendenze secolari forti. Che si parli di intelligenza artificiale o farmaci per l’obesità, nessuno dei due candidati avrà il potere (o l’interesse), di frenare lo slancio.
Cosa cambia per i diversi settori?
Che si guardi verso i repubblicani o i democratici sembra che entrambi partano da una logica ormai condivisa, ovvero quella dell’America first. Ed è proprio in quest’ottica che il reshoring sarà uno degli aspetti cruciali del prossimo governo, di qualunque coloro esso sarà. Entrambi i candidati durante i loro dibattiti hanno reso chiara la necessità di aumentare i dazi sui beni esterni, puntando invece sul settore manifatturiero interno, investendo anche su giovani e nuove industrie. Ma queste nuove tariffe potrebbero avere un effetto negativo sull’economia del paese, infatti queste tasse non farebbero altro che far lievitare i prezzi, oltre interrompere le catene di approvvigionamento, mettendo in secondo piano gli Stati Uniti quando si parla di commercio internazionale.
Guardando invece più nello specifico ad alcuni settori di interesse, gli esperti si aspettano che l’assistenza sanitaria diventi una priorità, con il futuro presidente che si impegnerà attivamente per abbassare i costi per i consumatori, intervenendo direttamente sui prezzi dei farmaci, sui mercati assicurativi e sui tassi di rimborso del Medicare.
È invece nei settori finanziario, tecnologico ed energetico che le differenze tra i due candidati diventano subito chiare. Ad esempio, “con un’amministrazione repubblicana, gli investitori potrebbero aspettarsi una supervisione normativa meno severa, che potrebbe portare a un aumento delle fusioni e delle acquisizioni e a politiche meno restrittive per le banche e le altre istituzioni finanziarie”, sottolineano Pinto e Benway. Gli effetti di questo sarebbero ben visibili nel settore delle nuove tecnologie, infatti nonostante entrambi i candidati siano allineati sul portare avanti una guerra all’ultima proprietà intellettuale con la Cina, sotto un’amministrazione democratica i persistenti problemi di antitrust legati alla posizione dominante sul mercato di alcuni grandi nomi potrebbero persistere.
Ma la differenza più profonda si trova nell’approccio all’energia che i democratici, che questi siano guidati da Biden o Kamala Harris, e Trump hanno: il primo, già durante questo mandato, sta spingendo gli Stati Uniti verso la transizione sostenibile, cercando fonti alternative ai combustibili fossi anche grazie agli ingenti investimenti previsti dall’Inflation reduction Act. D’altro canto, un secondo mandato di Trump comporterebbe una riduzione immediata delle restrizioni ambientali sulla produzione e sull’utilizzo di combustibili fossili, puntando su petrolio, gas e carbone a discapito dell’eolico e del solare.
Elezioni imminenti: niente ansia per il lungo termine
Le elezioni statunitensi sono, senza dubbio, l’evento dell’anno, ma le grandi tendenze secolari, come la crescita della produttività dovuta ai progressi della trasformazione digitale, dell’intelligenza artificiale e dell’automazione, l’aumento della domanda dei mercati emergenti e le innovazioni nel campo dell’assistenza sanitaria e dell’energia pulita potrebbero avere un’influenza maggiore sui vincitori e sui perdenti del mercato rispetto a chi occuperà la Casa Bianca.
Proprio per questo, invece che lasciarsi trascinare dalla volatilità momentanea, gli investitori dovrebbero individuare le società meglio posizionate, pronte a cavalcare queste tendenze indipendentemente dall’esito delle elezioni presidenziali.