Quello strano legame tra azioni e obbligazioni, come gestirlo

Solitamente le azioni e le obbligazioni reagiscono in maniera diversa ai fattori macro. Ma non sempre. Basta tornare indietro di soli due anni per averne conferma. Ebbene, secondo Fidelity International, il rapporto tra questi due strumenti finanziari potrebbe farsi sempre più volatile e complicato.

Come due facce della stessa medaglia, le azioni e le obbligazioni sono due tipologie di strumenti finanziari, ma accomunate da alcuni fattori macro, come crescita economica, inflazione e tassi d’interesse, che però le condizionano in maniera diversa. Capire e saper gestire al meglio questa loro particolare correlazione è fondamentale per la costruzione di un portafoglio solido ed efficiente. Soprattutto, poi, se nel prossimo futuro questa particolare relazione si farà più volatile e complicata, così come prevede Fidelity International. “Dalle nostre ricerche emerge che in futuro la correlazione tra azioni e obbligazioni potrebbe essere più elevata e più volatile rispetto ai decenni precedenti”, afferma Chris Forgan, gestore di portafoglio multi asset di Fidelity.

Come funziona la correlazione tra azioni e obbligazioni?

La relazione tra azioni e obbligazioni dipende in genere dal fatto che il sentiment di mercato sia guidato dalla crescita economica o dall’inflazione. In particolare, quando gli investitori sono concentrati soprattutto sulla crescita economica e meno sull’inflazione, come è accaduto negli anni 2000-2020, obbligazioni e azioni tendono a essere correlate negativamente. In genere, le prospettive di crescita favorevoli sono ottimali per le azioni, ma non per le obbligazioni, e vale il contrario quando la crescita rallenta.

Nei casi, invece, in cui gli investitori sono più sensibili all’inflazione rispetto che alla crescita, ecco che le correlazioni tra le due tendono a essere positive, come successo nel periodo 1980-2000 e ancora più recentemente nel 2022. In questo scenario, gli sforzi delle banche centrali per controllare i prezzi attraverso aumenti o tagli dei tassi di interesse diventano la forza trainante del mercato. E una politica monetaria più aggressiva fa solitamente pressione sia sui titoli obbligazionari sia su quelli azionari.

Un esempio lampante di questa dinamica è avvenuto soli due anni fa. Il 2022 è infatti stato bollato come annus horribilis per i mercati finanziari, poiché è stata la prima volta dopo anni che sia le obbligazioni che le azioni hanno perso valore, facendo sì che la correlazione tra le due diventasse nettamente positiva dopo svariati decenni di negatività.

Come gestire al meglio la correlazione?

Avere chiaro questo rapporto è fondamentale e rappresenta il primo passo per poter costruire un portafoglio che sia efficace e solido anche nei periodi di stress del mercato. Infatti, solitamente di fronte a un calo della parte azionaria di un portafoglio si assiste a un aumento dei prezzi delle obbligazioni, che compensa e limita il rischio di eventuali perdite. Da qui si intuisce come, una volta compresa questa correlazione, il secondo passo sia la diversificazione, i cui benefici aumentano proprio quando le azioni e le obbligazioni sono correlate negativamente.

E cosa succede invece quando questa benedetta correlazione diventa positiva? “I vantaggi della diversificazione derivanti dalla detenzione di obbligazioni e azioni tendono a diminuire e pertanto si possono verificare annate come quella del 2022 – risponde l’esperto di Fidelity – Tuttavia, condizioni come quelle viste nel 2022 sono rare. Anche in periodi di correlazioni più elevate o positive, i vantaggi della diversificazione sussistono”.

Tradotto, la diversificazione resta importante anche in periodi di correlazioni positive, in quanto può contribuire a ridurre il rischio. A supporto di questa tesi, Forgan ricorda come persino nel periodo di correlazioni più elevate tra il 1980 e il 2000, un mix di base di azioni e obbligazioni abbia ridotto la volatilità di un portafoglio, compromettendo solo leggermente i rendimenti rispetto a un portafoglio di sole azioni.

In conclusione

Nel corso di un investimento di lungo periodo è inevitabile che si verifichino cambiamenti imprevisti nelle condizioni di mercato, ma spesso modificare il proprio approccio in seguito a ogni ondata di volatilità a breve termine, per quanto appaia un’idea allettante, rischia di produrre risultati peggiori. Sarebbe meglio, invece, sforzarsi di guardare oltre, tenendo conto di queste particolari relazioni di più lungo periodo che esistono tra le diverse asset class. Senza dimenticare che la diversificazione rimane una componente fondamentale di un solido portafoglio con orizzonte a lungo termine e rimarrà tale anche se in futuro le correlazioni tra asset class saranno più elevate e più volatili.

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