Negli ultimi giorni la Corea del Sud si è trovata nell’occhio del ciclone: tra il 28 maggio e il 2 giugno la Corea del Nord ha lanciato oltre il confine circa 3.500 palloncini che trasportavano spazzatura ed escrementi. Insomma, una convivenza già difficile sembra ora sempre più impossibile. Proprio per questo il Consiglio di sicurezza nazionale sudcoreano ha deciso di sospendere, fino al ripristino di una fiducia reciproca, l’accordo militare con Pyongyang formato nel 2018, che prevedeva la riduzione delle tensioni tra i due paesi.
Eppure la Corea del Sud non è solo un paese con un alto rischio di conflitto appena oltre i propri confini, ma anche un paese ricco di cultura. Negli ultimi anni sono sempre di più i turisti che vogliono vivere sulla propria pelle il mondo dei k-drama o visitare le strade dove sono stati registrati video dei brani più popolari dei gruppi k-pop. Ma non solo turisti, sono sempre di più anche gli investitori che si approcciano alla Corea del Sud. Ancora di più dopo lo scorso febbraio quando l’annuncio del Korean Corporate Value-up Program ha riportato lo ‘sconto coreano’ all’attenzione degli investitori globali.
Corea del Sud verso un nuovo sistema finanziario
Guardando verso l’Asia, il Giappone sembra spesso l’esempio da seguire, in quanto è stato in grado di aumentare velocemente le proprie valutazioni grazie a una profonda riforma della corporate governance. Ed è proprio a questo che la Corea del Sud ambisce. Ad oggi, “circa due terzi delle società quotate nel KOSPI scambiano a un rapporto prezzo/valore contabile inferiore a 1, ovvero sono sottovalutate”, spiega Trista Chen, Head of Investment Stewardship Asia di Legal & General Investment Management. L’obiettivo è quindi quello di sostenere le società quotate nel fare una divulgazione volontaria riguardo i loro piani di valorizzazione aziendale. Ma come fare? Fornendo incentivi alle società che implementano iniziative attive, per portare a un cambiamento reale all’interno della propria impresa.
Non si tratta di una novità, è dal 2020 che il governo Sud Coreano sta cercando di ripristinare la fiducia degli investitori stranieri e lo aveva fatto anche nel passato, in corrispondenza della crisi finanziaria asiatica del 1997 e di quella globale nel 2008.
Lo sconto coreano verso la crescita economica
Dopo la guerra di Corea, il Paese si è strutturato sopra alla coalizione tra il governo centrale e i Chaebol, ovvero i grandi conglomerati governati da una sola famiglia. L’obiettivo all’epoca era quello di stimolare la crescita economica e, anche grazie ad alcuni incentivi fiscali, questi gruppi sono cresciuti rapidamente, a scapito, però, degli azionisti di minoranza. Questo ha creato un grande squilibrio che è visibile anche oggi e il governo si sta impegnando attivamente per colmarlo.
Seoul si sta impegnando per stabilire un nuovo ordine di mercato trasparente ed equo, così da rendere la Corea del Sud subito più interessante anche per gli investitori stranieri. Il Korean Corporate Value-up Program è solo uno dei progetti in tal senso, a questo si aggiunge anche la creazione di un nuovo Etf che verrà lanciato nella borsa coreana a settembre 2024. Questo nuovo prodotto racchiuderà le aziende con le migliori pratiche e una comprovata redditività superando la discriminante interna tra conglomerato familiare o piccole aziende.
Si tratta di una tematica che sta particolarmente a cuore agli investitori retail che sono passati da 5,6milioni nel 2018 a più di 14milioni nel 2022 e rappresentano, oggi, circa un terzo degli aventi diritto al voto in Corea del Sud. Infatti, non è solo il governo che si sta impegnando per cambiare il regime attuale, ma anche diversi stakeholder nazionali e internazionali stanno sollecitando i consigli di amministrazione per affrontare e superare questo sistema che favorisce gli interessi degli azionisti di maggioranza. È impensabile che questo conflitto di interesse verrà ridotto nel breve termine e le decisioni prese finora dal governo potrebbero non essere sufficienti a segnare veramente la differenza. Per un cambiamento reale, secondo Chen sono necessarie “riduzioni dell’imposta sui dividendi, dell’imposta di successione e/o dell’imposta sulle donazioni che potrebbero alleviare lo sconto coreano”.
La Corea del Sud non andrebbe estromessa a priori da un portafoglio, offrendo opportunità molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda il settore dell’innovazione tecnologica, ma le questioni di corporate governance non possono essere dimenticate.