10 ragioni per cui l’hard landing è ormai vicino (anche per gli States)

Mentre tutti guardano all’economia statunitense come l’eccezione in una situazione di incertezza e volatilità, forse la possibilità di hard landing anche per gli Stati Uniti diventa sempre più alta. Vediamo come mai

Negli ultimi mesi, guardando verso gli Stati Uniti, sembra tirare solo un’aria di ottimismo e, viste le imminenti elezioni presidenziali – che si terranno il prossimo 5 novembre – l’attenzione è più sugli aspetti politici che su quelli economici. La paura di un atterraggio duro o di un’imminente recessione sembra essersi dissolta nella mente degli investitori. Ma i venti di tempesta che si vedevano all’orizzonte, si sono veramente allontanati lasciando un mare calmo?
Henry Neville, Portfolio Manager Solutions di Man Group, non ne sembra convinto, infatti anche le correnti che sembrano innocue, potrebbero dare di nuovo il via ad una tempesta. Ecco quindi dieci aspetti a cui prestare attenzione.

1. Utili in crescita e rally azionario: non durerà per sempre

Nel lungo periodo, storicamente, la media dei guadagni reali si aggira intorno al trend log, eppure oggi si trova ben al di sopra di questo e non è una novità, ma anzi è così da un periodo record, ovvero dal 2010.




Come è chiaro dal grafico, questo cambiamento è avvenuto in un momento in cui le valutazioni si sono contemporaneamente allungate. Ma questo non è tutto, secondo l’esperto, “il mercato prevede attualmente un’ulteriore crescita del 12% degli utili per azione nei prossimi 12 mesi e un possibile doppio allungamento”. Insomma, sembra che in prospettiva il mercato continuerà a crescere, ma più si sale, più la caduta sarà marcata.

2. L’indice manifatturiero è in contrazione

Quando l’indice manifatturiero (ISM PMI) si trova sotto la soglia del 50, allora si inizia a parlare di contrazione del mercato. Sono ormai 18 mesi che l’indice si trova intono a questa soglia e, storicamente, quando sono stati raggiunti livelli simili per un periodo lungo, i paesi stavano già affrontando una recessione, o questa era ormai vicinissima.

3. Stati Uniti: un mercato del lavoro in ottima salute. Ne siamo davvero sicuri?

Il tasso di disoccupazione americano sembra procedere per il meglio, toccando il 4% per quanto riguarda il mese di maggio. Ma la realtà è che il cambiamento non è graduale, ma spesso improvviso. Proprio per questo, è bene osservare anche altri indicatori che potrebbero anticipare il crollo del mercato del lavoro e, guardando ai dati americani, la situazione non sembra delle migliori. Prima di licenziare i propri dipendenti, le aziende smettono di assumerne di nuovi, ed è proprio quello che sta accadendo. Il tasso di assunzione ufficiale Jolts è in calo dalla fine del 2021, fino a tornare ai livelli del 2013. Sembra che, per ora, le persone licenziate siano poche, ma una volta che si viene esclusi dal mercato del lavoro, sta diventando molto difficile rientrarci. Insomma, è chiaro che qualcosa bolle in pentola.

4. Niente può fermare i consumi statunitensi (forse)

Sono anni ormai che si parla dei consumatori americani, come se fossero dei super eroi in grado di sostenere sulle loro spalle l’economia globale. Ma per quanto ancora potrà andare avanti così? Senza dubbio nell’ultimo paio di anni i consumi interni hanno permesso la ripresa dell’economia statunitense, ma i risparmi in eccesso messi da parte durante la pandemia sono ormai finiti. Inoltre, nonostante la crescita al dettaglio non sia ferma, è in crescita dello 0,2%, meno della metà degli ultimi 10 anni. A questo si aggiunge anche il crollo della spesa con carte di credito che è attualmente al -1% su base annua.

5. Mercato immobiliare sano: ma quanti comprano casa?

Il mercato immobiliare residenziale statunitense sembra aver affrontato senza troppi problemi le ultime crisi che hanno scosso l’economia globale. Questo è stato reso possibile anche dal fatto che sono poche le persone che al momento cercano nuove abitazioni, perché magari avevano approfittato di un affare o non hanno intenzione di aprire un nuovo mutuo. Ma quindi, le cifre che oggi si vedono girare intorno a questo settore sono realistiche o rappresentano solo le transazioni effettuate da una piccola parte della popolazione che è meno sensibile ai tassi di interesse? Neville spiega che, guardando agli ultimi dati della National Association of Realtors, lo scorso anno vi è stato “un numero annualizzato destagionalizzato di 4,1 milioni di vendite di case esistenti. La media trentennale è di 5,3 milioni. Il minimo della crisi finanziaria globale (GFC) era di 3,5 milioni”. Insomma, anche in questo caso l’ottimismo presente potrebbe nascondere delle ombre.

6. Il sole sembra brillare solo sul mercato statunitense

Negli ultimi mesi si legge spesso dell’eccezionalismo degli Stati Uniti, che vengono presentati come un mercato in crescita e molto resiliente. Ma se la performance statunitense spicca così tanto, è anche perché il resto delle economie vanno a rilento. Il Regno Unito ha affrontato una recessione nella seconda metà del 2023, la crescita tedesca è stata negativa per metà dei trimestri tra il 2022 e il 2023, gli ordini di macchine utensili sono crollati del 27% in Giappone e, nonostante una leggera aria di ottimismo, il mercato immobiliare cinese non dimostra ancora segni di miglioramento.

7. L’euforia per l’intelligenza artificiale non trasporta il mercato

Dal 2023 sembra essere esplosa una vera e propria febbre per l’intelligenza artificiale, vista come rivoluzionaria anche per l’economia. Ma è veramente così? L’esperto sembra convinto che il possibile impatto dell’AI sia ancora ampiamente sopravvalutato. Infatti, “a un anno e mezzo dall’inizio della rivoluzione, anche se tutti abbiamo parlato di ChatGPT e gli amministratori delegati sono obbligati a dire agli investitori quanto le loro aziende siano attive nel settore, i dati non lo dimostrano ancora”.
Nel frattempo, gli investimenti in Nvidia continuano a crescere e si prevede che questa venderà quattro milioni di unità di elaborazione grafica per data center. Ma le infrastrutture elettriche che abbiamo a disposizione sono veramente in grado di supportare simili volumi di dati? E, soprattutto, c’è veramente un così alto bisogno di strumenti di assistenza alla scrittura di codici?

8. Taglio dei tassi, rischi o opportunità?

É da inizio anno che si parla di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, eppure, mese dopo mese, questo è stato posticipato. A marzo dello scorso anno, con il fallimento della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse, un’azione da parte della banca centrale americana sembrava inevitabile, eppure la situazione si è risolta da sola e i consumi hanno continuato a crescere. Un ciclo di inasprimento così rigido spesso rompe qualcosa nelle tubature finanziarie del paese, saranno ancora necessari mesi prima di vedere gli effetti di una simile politica sul mercato statunitense.

9. Alla ricerca di protezione? Forse la stagione dei bond sarà più ripida

Nel passato, quando il mercato azionario subiva una rapida flessione, il comparto obbligazionario offriva una copertura sicura per gli investitori, ma sarà ancora così? Secondo Naville, la situazione oggi è molto diversa e “vista la performance terribile che i bond hanno avuto durante il crollo azionario del 2022, ma anche durante un sell-off disinflazionistico convenzionale, questa volta mi aspetto che i rendimenti della duration siano positivi ma anemici”.

10. Geopolitica ed economia, due mondi ormai vicinissimi

Negli ultimi anni la guerra è arrivata anche in Europa, un continente dove la pace ha sempre fatto da fondamenta, ma non solo. Più recentemente, dopo l’inizio del conflitto a Gaza, l’Iran ha attaccato direttamente il suolo israeliano, in risposta, gli attacchi aerei israeliani hanno distrutto parte del consolato iraniano a Damasco. Un soldato egiziano è stato ucciso in un incidente che ha coinvolto truppe egiziane e israeliane al confine tra le due nazioni. Le elezioni a Taiwan hanno scatenato nuove tensioni nella regione. Questo avrebbe dovuto creare una volatilità mai vista prima nei mercati, invece per ora gli investitori possono stare tranquilli.

    Gli investitori cercando di dividere il mondo a metà, tra bianco e nero, proprio per questo spesso ignorano le sfumature di grigio che aiuterebbero a capire con anticipo la direzione del mercato. Eppure è proprio in queste sfumature che andrebbero cercate le risposte, e guardando al mondo con una prospettiva più ampia, sembra chiaro che i rischi esistono ancora, forse neppure così nascosti.

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