“Per troppo tempo il nostro governo ha violato la regola cardinale che ogni bitcoiner conosce a memoria: non vendere mai i tuoi bitcoin”. Un Donald Trump in grand spolvero si è presentato come il paladino delle cripto con un discorso programmatico alla Bitcoin Conference a Nashville, uno degli incontri istituzionali di riferimento per la comunità. E ovviamente tra le motivazioni del suo nuovo corso di bitcoiner (dopo esserne stato un fiero oppositore nel corso della sua prima legislatura) è impossibile non intravvedere la corsa a catturare i voti e le sovvenzioni per la sua campagna elettorale – in questo caso quelli della comunità fintech, sempre più potente e influente. “Questo pomeriggio esporrò il mio piano per garantire che gli Stati Uniti diventino la capitale delle criptovalute e la superpotenza bitcoin del mondo e ce la faremo”. Come? Il primo giorno, licenzierò Gary Gensler (il presidente della Sec che ha adottato un approccio aggressivo alla regolamentazione, ndr)”, ha detto il candidato che vuole anche creare un “consiglio consultivo presidenziale per bitcoin e criptovalute”. Poco dopo il discorso di Trump, la senatrice repubblicana Cynthia Lummis ha letto la sua proposta legislativa per accumulare una riserva federale di 1 milione di bitcoin in cinque anni. “Sarà conservata per un minimo di 20 anni e potrà essere utilizzata per ridurre il nostro debito”, ha detto Lummis.
La rivoluzione copernicana nel pensiero di Trump sulle cripto
Trump non ha mancato di lanciare frecciatine agli avversari: “La repressione delle criptovalute e del bitcoin da parte dell’amministrazione Biden-Harris è sbagliata ed è molto negativa per il nostro Paese”, ha detto Trump, che ha promesso di smantellare la loro crociata anti criptovalute.
Ma è impossibile non ricordare che quando era alla Casa Bianca, a luglio 2019, Trump aveva affermato di “non essere un fan” dei bitcoin e di altre criptovalute. Perché i token “non sono denaro”, il loro valore è “basato sul nulla” e aveva avvertito che le criptovalute non regolamentate potrebbero aiutare a facilitare il traffico di droga, tra “altre attività illegali”. E poi anche nel 2021 in un’intervista a Fox aveva dichiarato: “Bitcoin sembra solo una truffa. Non mi piace perché è un’altra valuta che compete con il dollaro. Voglio che il dollaro sia la valuta del mondo, è quello che ho sempre detto”.
Ametrano: ecco perché sulle cripto le politiche repubblicane sono lucide
“In un mondo sempre più polarizzato, la presa di posizione di Trump probabilmente approfondirà il solco tra quelli che conoscono e apprezzano Bitcoin e quelli che lo contrastano”, dice Ferdinando Ametrano, amministratore delegato CheckSig, nata nel 2019 come spin off del Digital Gold Institute (il principale think tank italiano su Bitcoin, crypto-asset e blockchain). CheckSig è una fintech italiana che offre soluzioni Bitcoin e cripto per investitori privati e istituzionali. “Anche facendo la tara alla demagogia elettorale, il discorso di Trump contiene almeno quattro punti cruciali per tutti. Il primo è un esercizio di realismo: Trump ha sottolineato come in soli 15 anni, Bitcoin è passato dall’essere semplicemente un’idea pubblicata anonimamente su un forum internet ad essere il nono asset per capitalizzazione al mondo”. “Presto – ha detto il candidato presidente – supererà l’intera capitalizzazione di mercato dell’argento […] un giorno probabilmente supererà l’oro”.
Il secondo elemento da sottolineare, secondo Ametrano, è una chiara comprensione della natura di Bitcoin quando il tycoon dice che “Bitcoin rappresenta libertà, sovranità e indipendenza dalla coercizione e dal controllo del governo”.
La regolamentazione necessaria e il bitcoin come riserva nazionale strategica
“Il terzo punto – prosegue Ametrano – è chiarire quale sia il ruolo del regolatore e come questo debba valorizzare le imprese e preservare i valori conquistati dalla civiltà occidentale. Trump non nega la necessità di regolamentare, ma afferma che le regole saranno scritte da persone che “amano la vostra industria, non che la odiano. Persone che vogliono renderle chiare e semplici, dirette e giuste, persone che vogliono vedere la vostra industria prosperare, non affondare”. Per continuare a leggere il discorso di Trump: “Nel momento in cui avrò giurato [come Presidente degli Stati Uniti, ndr], la persecuzione si fermerà e la strumentalizzazione contro la vostra industria finirà […] L’America tornerà a essere una nazione che protegge i diritti di proprietà, la privacy, la libertà di transazione, la libertà di associazione e la libertà di parola”.
E infine, afferma Ametrano, c’è “un quarto punto che è un annuncio che, se dovesse essere confermato in una ipotetica futura presidenza Trump, rappresenterebbe una novità epocale ed è quello che rimanda alla promessa di mantenere il 100% di tutti i Bitcoin che il governo degli Stati Uniti attualmente possiede o acquisirà in futuro”. Questo servirà come il nucleo della scorta nazionale strategica di Bitcoin, secondo il candidato.
“A maggio, commentando le considerazioni del Governatore della Banca d’Italia, mi ero permesso di scrivere che in dieci anni avremmo visto banche centrali con riserve in Bitcoin: potremmo vederlo prima e con la principale Banca Centrale del mondo. Io ho moltissime riserve sul programma di Donald Trump, sia in economia che in politica estera, ma su questi quattro punti non c’è political divide che tenga: sono lucidi e ragionevoli”, conclude Ametrano.
I voti del Fintech sarà cruciale per la rielezione di Trump
Ciò detto, la nuova politica pro bitcoin del miliardario candidato presidente, ha già dato i suoi frutti in campagna elettorale. A giugno, il ceo di BTC Inc. David Bailey, organizzatore della conferenza di Nashville, si è impegnato a raccogliere 100 milioni di dollari e a far votare più di 5.000.000 di elettori per Trump. E il Tycoon ha raccolto più di 4 milioni di dollari in un mix di criptovalute, tra cui Bitcoin, Ether, la stablecoin USDC, con contributori provenienti da 12 stati. Primi della lista i gemelli i miliardari delle criptovalute Tyler e Cameron Winklevoss che hanno contribuito ciascuno con 15,57 bitcoin, ovvero poco più di 1 milione di dollari al momento della donazione. I venture capitalist Marc Andreessen e Ben Horowitz hanno dichiarato che hanno in programma di fare donazioni significative ai comitati di azione politica che supportano la campagna di Trump. I partner di Sequoia Capital stanno sostenendo Trump, così come il vc David Sacks, che ha aiutato l’ex presidente a raccogliere 12 milioni di dollari in una raccolta che ha ospitato nella sua casa di San Francisco. Erano presenti anche i responsabili legali dell’exchange di criptovalute centralizzato Coinbase e il gigante della blockchain Ripple.