Mario Testino: un nome che nella fotografia non ha bisogno di presentazioni. Uno di quelli che campeggiava luminoso sulle pagine dell’ineguagliato Vogue di Franca Sozzani, insieme con Bruce Weber, Peter Lindbergh, Steven Meisel, Paolo Roversi. Il suo particolare talento è quello di far brillare il soggetto. Su tutti, Lady Diana, nell’ultimo meraviglioso servizio del 1997, cogliendo proprio quel momento “mentre la Principessa del Galles stava liberando se stessa”. Oppure la diletta Kate Moss, insuperata modella-icona degli anni ’90-00. O Tom Ford, proprio mentre si accingeva a rilanciare il mito offuscato di Gucci. E ancora Madonna, David Bowie, Mick Jagger.
Il fotografo di ascendenze italiane (ma anche spagnole e irlandesi) nasce a Lima (Perù) nel 1954. La sua carriera di stella internazionale della fotografia comincia a Londra, dove arriva poco più che ventenne. Un luogo particolarmente amato, quello della capitale britannica: “E’ stata la mia città per quasi 50 anni. Mi ci mandarono i miei genitori nel 1976 grazie a una conoscenza. Il motivo è che non stavo combinando molto all’università. Loro per me avrebbero desiderato un titolo, una laurea. Che fosse in giurisprudenza o economia non importava. Invece nel mio futuro ci sarebbe stato tutt’altro”.
Chi lo avrebbe mai detto, all’epoca in cui fotografava modelle emergenti di giorno e di sera faceva il cameriere. “Quando arrivai nella capitale del Regno Unito non avevo idea di quello che sarebbe successo dopo, che la mia professione di fotografo di moda mi avrebbe portato poi a incontrare e ritrarre le personalità più emblematiche del secolo. Quando iniziai fotografare, la fotografia di moda non era poi una pratica così diffusa. I miei miti erano Irving Penn, Helmut Newton, Richard Avedon”.
A Beautiful World, Mario Testino a Roma
Il corso attuale della sua attività artistica guarda alle radici. Alla bellezza delle radici. Di questo parla A Beautiful World, la sua esposizione monografica in scena a Palazzo Bonaparte, Roma, fino al 25 agosto 2024 (ha aperto il 25 maggio). La mostra è frutto della più recente ricerca estetica dell’artista, iniziata nel 2017 e mossa da una consapevolezza nuova dopo anni passati sui set della moda: «Quando un paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, perisce qualcosa di veramente prezioso», dice.
Kenya © Mario Testino
“Era arrivato il momento di rallentare”
Gli domandiamo se la sterzata è in qualche modo collegabile al fango del #metoo, capace di lambire la sua reputazione a inizio 2018, quando alcuni modelli lo accusarono di “comportamento inappropriato” sui set (accuse mai provate, e prive di qualunque conseguenza legale): “No. A un certo punto ho sentito che era il momento di ‘godermi la pensione’, la mia libertà, i miei affetti. Negli anni più frenetici della mia attività nella moda mi ero perso compleanni, eventi importanti della vita delle mie persone amate. Era arrivato il momento di rallentare”.
Japan © Mario Testino
Gli scatti che Testino mette oggi in mostra a Roma derivano dai suoi viaggi, che in questi anni hanno toccato 33 paesi, incluso il Perù, luogo cui resta legatissimo: “Vi torno molto spesso. Divido la mia vita fra la mia terra d’origine e l’Europa. Sono molto legato ai miei fratelli. Eravamo sette fratelli, oggi siamo rimasti in sei”.
Myanmar © Mario Testino
Anche l’Italia è “casa”
Da un po’ di tempo l’Italia rientra fra i paesi che chiama ‘casa’: quando è nel Belpaese vive a Noto, in Sicilia: “L’Italia è una terra splendida. Merita di essere visitata e studiata”. Ma come è scoccata la scintilla dell’evoluzione artistica che la ha portata al progetto A Beautiful World? “Era il 2017 e mi trovavo a Cuzco, in Perù, per fotografare dei costumi. Entravo allora in contatto con lo spirito arcaico dei costumi: un’illuminazione. È stato davvero come scoprire un’altra volta il nuovo mondo: per me, un punto di arrivo e di inizio allo stesso tempo”.
Perù © Mario Testino
Alla ricerca dell’identità artistica
Un’affermazione che sorprende, pensando al curriculum di Testino: “Durante gli anni ruggenti delle sfilate e dei servizi mi provocava quasi sofferenza non essere considerato fotografo di moda a tutti gli effetti. Poi mi sono riconciliato con la mia identità artistica: ero un ritrattista”. E A Beautiful World è un progetto vasto, che “mi sta facendo esplorare le unicità culturali che ancora esistono in questo mondo globalizzato e in rapido cambiamento”.
Ethiopia © Mario Testino
Un punto di svolta, per il fotografo: “Sa cosa mi hanno detto, quelli che hanno visto le fotografie di A Beautiful World? Che quando fotografavo le modelle, erano le labbra a parlare; adesso invece sono gli occhi». Gli facciamo notare che nei suoi ritratti le labbra sono parecchio espressive. Lui conferma, ma aggiunge che “ora ho allargato il campo. Studio l’individualità e il conformismo, il suo rapporto con i rituali e le idee del sé. I simboli, i sistemi delle credenze che ancora sopravvivono nella cultura contemporanea delle popolazioni”. Gli chiediamo se ciò lo porterà a fotografare anche i paesaggi, lui risponde di no perché “amo fotografare la vita”.
La fotografia, l’IA, il collezionismo
E cosa pensa della combinazione fra intelligenza artificiale e fotografia? “Alla lettera, fotografia significa ‘scrittura con la luce’. L’IA è un’altra cosa. A questo modo di produrre immagini devono trovare un altro nome, non si tratta di fotografia. Se penso a me che fotografo, non penso a me seduto a una scrivania che maneggio file per la maggior parte del tempo. Mi vedo in giro, con una macchina fotografica in mano».
Quindi cos’è la fotografia per Mario Testino? “E’ documentazione”. Colleziona arte? “Moltissimo. Anche fotografie. Mi piace acquistare privatamente, tramite gallerie. Non disdegno le aste: a volte sono l’unico modo – un po’ costoso – per avere ciò che si cerca. Non amo i beni di lusso. Orologi, auto, gioielli e oggetti preziosi in generale non mi emozionano. Adoro la musica. In fin dei conti noi sudamericani siamo dei tipi rilassati, da spiaggia”.
Mario Testino, foto di Philippe Kliot
I collezionisti a loro volta amano Testino. Il suo scatto più costoso (225.000 sterline; 286.792 dollari) è stato battuto da Phillips in una delle sue aste Photographs, il 25 settembre 2020. La foto è la splendida Exposed, Kate Moss, London (230 x 170 cm). A dire il vero, la modella icona degli anni ’90 e ’00 compare sette volte nella top ten delle quotazioni del fotografo in asta. E si è piazzata al secondo posto (114.300 sterline, 144.830 dollari) nella Photographs Phillips del maggio 2024 con lo scatto Kate Moss, London del 2001. Quando si dice centrare l’obiettivo.