Fra i gestori di fondi globali c’è un po’ meno ottimismo sull’andamento dell’economia, ma l’inflazione fa meno paura e aumentano i tagli ai tassi attesi dalla Federal Reserve. Secondo il 56% dei 242 fund manager intervistati da Bank of America fra il 5 e l’11 luglio la prima sforbiciata della Fed arriverà il prossimo settembre, mentre il 62% si aspetta almeno tre tagli nei prossimi 12 mesi (40% prevede tre tagli, 22% più di tre). L’esuberanza sull’andamento economico si è fatta più moderata: il 68% prevede un “atterraggio morbido”, 18% non prevede alcun rallentamento (il livello minimo da 6 mesi) e l’11% teme un “atterraggio duro”. Per la prima volta da sei mesi l’inflazione più alta del previsto non è più il principale rischio per i mercati secondo i gestori: salgono in testa i timori sui conflitti geopolitici, con un aumento dal 22 al 26% degli intervistati. Inoltre, cresce con decisione la quota di gestori globali che ritiene plausibile una correzione sui mercati per via di una sopravvalutazione del fenomeno AI.
Mentre la visione sull’azionario resta decisamente rialzista, con un livello di cash aumentato leggermente al 4,1%, si è ridotta l’attrattiva dell’Eurozona dopo l’aumento delle incertezze dovuto alle elezioni anticipate in Francia. Rispetto all’allocazione di giugno i gestori hanno ridotto di una ventina di punti l’esposizione sull’Eurozona, mentre è aumentata l’esposizione al settore delle utility, seguito a distanza da Usa, mercati emergenti e Regno Unito. Dopo un mese di giugno che sembrava aver invertito la rotta, il settore immobiliare è tornato a calare nelle preferenze, con un’allocazione sui Reit scesa in un 29% di sottopeso netto, il livello più basso dal gennaio 2009. Da notare che il “Long Magnificent 7” (investimento nelle sette mega-cap tech) rimane il trade più affollato, indicato dal 71% degli intervistati, il livello più alto di concentrazione dal “Long US Tech” dell’ottobre 2020.
Elezioni Usa, cosa si aspettano i gestori sui mercati
Diventano più chiare nella mente dei gestori le possibili conseguenze finanziarie delle elezioni americane: cresce la convinzione sul fatto che saranno le politiche sul commercio l’area più impattata dal risultato (lo crede il 48% degli intervistati). In particolare, nel caso in cui la maggioranza del Congresso e il presidente fossero appartenenti allo stesso partito, c’è un forte consenso (77%) che anticipa rendimenti più elevati per i Buoni del Tesoro Usa a 10 anni. Il 52% degli intervistati, poi, si aspetta che in questo scenario si osserverebbe un dollaro più forte e il 48% un sostegno anche ai valori della Borsa Usa.
In Europa cala l’appeal del comparto bancario e di Piazza Affari
All’interno del sottogruppo dei gestori di fondi europei la prospettiva più chiara di un rientro dei tassi d’interesse ha ridotto l’attrattiva del settore bancario, tornato in sottopeso netto nei portafogli, così come l’ottimismo sull’andamento della Borsa Italiana nell’arco dei prossimi 12 mesi: Piazza Affari risulta a luglio la meno apprezzata fra le Borse del Vecchio Continente, dietro a Parigi.
Più nel dettaglio la quota dei gestori europei che ha citato il rischio di una politica monetaria più restrittiva del previsto a causa di aumenti dell’inflazione è scesa dal 43 al 20%. In parallelo, i gestori che ritengono che il settore bancario finirà sotto pressione a causa di tassi più bassi e spread creditizi più ampi sono aumentati dal 36 al 52%, mentre è crollata dal 45 al 30% la quota che reputa le banche europee ancora attraenti.
I tre settori su cui prevalgono gli orientamenti rialzisti dei gestori europei sono, nell’ordine, l’healthcare, la tecnologia e le utility – queste ultime hanno scavalcato le assicurazioni sul terzo gradino del podio.