Il parlamento sta preparando una nuova strada che riduca le distanze fra il risparmio privato e le imprese italiane: un fondo pubblico-privato che raccolga metà (49%) delle sue risorse dal Patrimonio Rilancio di Cdp e l’altra metà (51%) da investitori istituzionali e privati. Questo strumento investirebbe, a sua volta, in altri fondi focalizzati sulle piccole e medie imprese italiane, aumentando così il flusso di capitali che arriva al cuore dell’imprenditoria tricolore. È quanto predispone un emendamento alla proposta di legge sulle Startup (‘Ulteriori disposizioni per favorire gli investimenti in Pmi’), approvato in commissione Finanze del Senato il 10 luglio, e che vede come primo firmatario l’onorevole Giulio Centemero (Lega). L’obiettivo dichiarato nel testo è “sostenere la patrimonializzazione delle imprese italiane e il rafforzamento delle filiere, reti e infrastrutture strategiche tramite lo sviluppo del mercato italiano dei capitali”.
Il contesto dell’iniziativa, così come spiegato alcuni giorni fa dallo stesso Centemero in un post sui suoi profili social, è un “mercato azionario” che “ha perso centralità” dopo l’introduzione della “Mifid II, crescente peso dei fondi passivi e tassi elevati che hanno penalizzato le società a piccola e media capitalizzazione”, con un “mercato azionario italiano sempre più illiquido, poche nuove quotazioni e molti delisting”. L’idea, dunque, è fare leva su un investitore “paziente”, in questo caso Cdp, per trainare anche il denaro dei privati presumibilmente più smaniosi di vedere un ritorno sui propri investimenti.
Come investirebbe i fondo di fondi pubblico-privato
Il fondo di fondi avrebbe la possibilità di investire solo sui prodotti che, a loro volta, seguono una precisa politica di investimento: quella “coerente con le finalità” espresse nel Decreto Rilancio del 2020, il provvedimento che aveva conferito a Cdp un Patrimonio per il sostegno dell’economia nell’era pandemica. Per la massima parte, i fondi che potranno rientrare in questo schema dovranno investire in azioni quotate emesse da aziende “di medio-piccola capitalizzazione con sede legale o significativa e stabile organizzazione in Italia”.
Rispetto ai vincoli delineati nel 2020, però, sono stati predisposti alcuni aggiustamenti per rendere più flessibile la gestione e “ottimizzare la gestione dei rischi del portafoglio”. Sarà possibile, ad esempio, destinare una quota dell’investimento in titoli di Stato, così come includere anche le società con fatturato inferiore ai 50 milioni, nonché operanti nei settori finanziario e assicurativo.
Aifi ‘approva’ l’iniziativa, con riserva
L’Associazione Italiana del Private Equity (AIFI) ha accolto con favore l’emendamento che predispone il nuovo fondo di fondi, anche se le azioni delle Pmi non quotate in Borsa rimangono escluse dalle politiche di investimento coerenti con gli obiettivi dell’emendamento.
“Abbiamo più volte proposto la forma del fondo di fondi pubblico-privato per promuovere lo sviluppo delle realtà imprenditoriali nazionali attraverso l’intervento dei fondi di private capital, che hanno le competenze e le expertise per creare valore nelle imprese in cui investono”, ha dichiarato a We Wealth il presidente dell’AIFI, Innocenzo Cipolletta. “Tuttavia, richiamiamo la necessità che questi interventi abbiano come destinatari non solo le imprese quotate, come emerge dal testo dell’emendamento approvato, ma soprattutto le imprese non quotate, considerata la loro prevalenza nel tessuto imprenditoriale del Paese”. Inoltre, ha aggiunto Cipolletta, l’intervento del private equity, l’industria che si concentra sulle azioni di società non quotate, è spesso il primo passo che permette all’impresa, in alcuni casi, di arrivare alla Borsa.
In generale, AIFI ritiene che “provare a coinvolgere congiuntamente Cdp, investitori istituzionali e privati può essere efficace come azione di sistema”. Secondo Cipolletta, i modelli “di successo” per fondi di fondi pubblico-privato cui ispirarsi sono “in primis le esperienze francese e spagnola”, nelle quali “vengono utilizzati strumenti come i fondi di fondi pubblici che consentono di attivare un effetto leva sulla raccolta dei fondi target che permette di moltiplicare le risorse per le aziende”.
Seminerio: la formula pubblico-privato può rivelarsi un “centauro”
Ne dà una lettura più critica il gestore di fondi e noto blogger finanziario, Mario Seminerio, per il quale sarà difficile sposare l’esigenza di rendimento del privato con la “pazienza” del pubblico. “Credo si sia deciso di consentire l’investimento in titoli di Stato per poter commercializzare il prodotto anche in versione a distribuzione periodica di proventi, visto che alcuni risparmiatori potrebbero avere quella esigenza”, ha dichiarato Seminerio a questo giornale, “ciò rischia di rendere l’operazione un centauro”, ha aggiunto, “un fondo che per definizione deve essere ‘paziente’ (visto che le PMI in cui investe è difficile che si trovino in condizioni di avere utili da distribuire) ma che finisce costretto a pagare proventi per essere appetibile agli occhi e ai portafogli del retail”.
L’aumento dei tassi è pesato sulla minore attrattiva delle quotazioni e il fenomeno dei delisting, oltre che sulle performance sottotono delle small cap quotate, ha aggiunto Seminerio, suggerendo che il problema non risieda nella mancanza di investitori istituzionali sufficientemente motivati a investire sulle imprese italiane. “Se ci sono Pmi appetibili, l’operazione di scouting può già oggi essere fatta dagli investitori istituzionali”, ha detto il blogger, noto con lo pseudonimo Phastidio, “ce ne sono alcuni, anche italiani, che lo fanno da molto tempo e molto bene”.