Dopo quasi 10 anni, un viaggio da zero a 15 miliardi di raccolta – di cui 2,5 miliardi riconducibili al capitolo impieghi – Life Banker Network è pronta per una seconda fase”.
A guidarla sarà Stefano Manfrone, dal 1° maggio a capo della rete di consulenti finanziari di Bnp Paribas in Italia, dopo un lungo percorso nel gruppo, 14 anni con ruoli di responsabilità nel Private banking, più altri due e mezzo come Direttore territoriale per la banca del Nord Est.
Life Banker Network: la rete viene integrate nel nel Private banking & Wealth management
La novità più rilevante della “fase due” sarà l’integrazione della rete di consulenti patrimoniali nel Private banking & Wealth management di Bnl Bnp Paribas, in sinergia con il gruppo, che oggi si appoggia su due gambe: il Private banking, che segue i clienti da 250mila euro a 5 milioni, e la struttura Grandi patrimoni e key client, sopra i 5 milioni. “Noi saremo il terzo pilastro del Private e del Wealth.
La rete dei Life Banker non sarà assorbita nel private, ma manterrà la sua autonomia e distintività all’interno di Bnl Bnp Paribas private banking & wealth management. Non attueremo una segmentazione interna, perché i nostri banker hanno una clientela trasversale, che spazia dalle famiglie ai grandi patrimoni. Manterremo la nostra identità e posizioneremo il network su un livello ancora più alto”.
Cosa significa concretamente? “Che i clienti dei nostri Life Banker potranno usufruire della stessa gamma di prodotti, servizi e della piattaforma della prima banca private in Europa come è quella di Bnp Paribas, tra le prime 10 nel mondo”.
La strategia sui mercati privati
Un esempio sono i mercati privati: i private asset, dal prossimo anno, saranno accessibili anche ai Life Banker. E lo stesso vale per le opportunità d’investimento offerte da Bnp Paribas Bnl Equity Investments: la società lanciata lo scorso febbraio, che guarda all’universo di seimila realtà del Made in Italy attraverso l’acquisizione di quote di minoranza in aziende con prospettive interessanti.
Quando parla dei “suoi” oltre 700 consulenti finanziari, che operano attraverso 256 punti vendita lungo la Penisola suddivisi tra 103 centri finanziari, uffici dedicati e agenzie del gruppo Manfrone sottolinea una “sinergia efficace e ormai rodata con le 15 società del gruppo in Italia, inclusa Bnl”
Il modello Life Banker Network
Un modello che “funziona”, dice, grazie ad alcuni meccanismi che facilitano la collaborazione tra le diverse strutture: i Life Banker vengono remunerati per qualsiasi attività, dal conto corrente al factoring, dal leasing ai servizi del mondo corporate: non è un caso se il 35% dei ricavi di ogni consulente finanziario, mediamente, deriva da aree di business che si aggiungono al “core” rappresentato dagli investimenti finanziari.
Al tempo stesso, esiste un forte incentivo alla cooperazione, in ambito banca, per esempio tra team delle nostre agenzie e i Life Banker: un approccio trasversale, di cui beneficiano anche i clienti con la messa a disposizione di una piattaforma completa di soluzioni”. In più, ci sono 150 dipendenti il cui unico scopo “è fare da trait d’union tra la banca e i Life banker, essere al servizio della rete. L’ingresso di Life Banker Network nel Wealth Management di gruppo, dui cui il PB e il WM in Italia è parte, significa valorizzare ulteriormente le sinergie con le altre società. Un altro esempio concreto? Per i clienti della rete, aprire un conto all’estero presso una filiale di Bnp Paribas, per esempio a Parigi, adesso sarà tutto più facile”.
L’impatto della Retail investment strategy
Quanto all’evoluzione della consulenza finanziaria, dettata dai cambiamenti normativi in corso – dalla Retail investment strategy all’Open finance – per Manfrone non rappresentano una minaccia: “noi siamo già molto avanti sul tema della trasparenza e del conflitto d’interesse”, uno dei capisaldi della Ris, che fa esplicito riferimento al “best interest”, il miglior interesse del cliente.
“Noi abbiamo una piattaforma aperta e i Life Banker percepiscono la stessa identica remunerazione per i prodotti della casa o di terzi. Non solo: la consulenza evoluta vale già il 23% degli asset, molto più del 13,7% di mercato. La Ris impatterà sul nostro modello molto meno rispetto ad altri”.
Articolo tratto dal numero di giugno di We Wealth
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