Capire sotto quali circostanze si guadagna o si perde denaro con le azioni è abbastanza facile: si comprano a un prezzo e si spera di rivenderle a un prezzo più alto. Con le obbligazioni, i ragionamenti da fare sono un po’ più articolati. Una prima differenza fondamentale è che, a differenza delle azioni, le obbligazioni hanno una scadenza. Una volta giunte alla cosiddetta “maturazione”, le obbligazioni restituiscono il capitale all’investitore – la società o lo Stato che le emette si impegna a ripagare questo capitale, oltre che a corrispondere cedole periodiche che premiano gli investitori per il “prestito” che di fatto hanno concesso.
La garanzia sulla restituzione del capitale resta in piedi se l’emittente (Stato o azienda) rimane solvibile, ossia non fallisce. Ma, soprattutto, la conservazione del capitale investito dipende dalla capacità dell’investitore di mantenere il titolo in portafoglio fino alla sua scadenza.
Se necessario, è sempre possibile vendere un Btp o una qualsiasi altra obbligazione prima della sua maturazione: in questo caso, però, non c’è alcuna garanzia di recuperare il capitale investito. Nella vendita sul mercato secondario, infatti, la garanzia di restituzione dello Stato italiano non è coinvolta: il compratore, infatti, sarà un altro investitore privato, il quale acquisterà il Btp corrispondendo a chi lo vende il suo prezzo di mercato. Il mercato secondario, infatti, è quello spazio telematico in cui gli investitori si scambiano le obbligazioni già emesse, ciascuna delle quali ha un prezzo “corretto” per le condizioni del momento.
Cosa fa salire (o scendere) il prezzo delle obbligazioni
Mentre è facile comprendere intuitivamente che il prezzo di un’azione sale se l’azienda in questione sta crescendo o migliorando le sue chance di successo, non è altrettanto facile capire come e perché il prezzo di un’obbligazione sia salito (o sceso). Per spiegare il meccanismo utilizzeremo due esempi, estratti da due Btp tornati in asta nel corso del giugno 2024.
Esempio #1: Btp venduto in perdita prima della scadenza
Supponiamo di aver acquistato in emissione il Btp a 30 anni emesso il 01/09/2018 (Isin IT0005363111), con una cedola al 3,85%. Al 1° luglio 2024 questo titolo viene scambiato a 90,4, ossia in ribasso rispetto al valore di 100 che corrisponde alla totalità del capitale rimborsato a scadenza. Questo significa che l’investitore che decidesse di venderlo in queste condizioni, avendolo acquistato alla pari (a 100), perderebbe quasi il 10% del capitale investito nel settembre 2018. Perché questo ribasso di prezzo? La risposta sta nel rendimento che attualmente lo Stato italiano offre per le nuove emissioni con una vita residua di circa 25 anni (quella che riguarda il titolo in questione), pari al 4,56%: nettamente più elevato rispetto alla cedola corrisposta dal Btp in questione. In linea generale, il titolo che offre rendimenti più bassi calerà di prezzo in modo tale che questo “sconto” sull’acquisto vada a pareggiare i rendimenti delle nuove emissioni: solo a queste condizioni un investitore sarebbe disposto a comprare sul mercato secondario il Btp “vecchio” e non quello “nuovo” in emissione.
Esempio #2: Btp venduto con profitto prima della scadenza
Il prezzo dei Btp, comunque, può anche aumentare dopo l’acquisto in emissione. Vediamolo con il secondo esempio. Il Btp a 7 anni emesso il 15/11/2022 (Isin IT0005519787), con una cedola 3,85% ha attualmente un prezzo pari a 101,4 (al 1° luglio 2024). Questo significa che un investitore che avesse acquistato il Btp alla pari (a 100) potrebbe oggi ottenere un piccolo rendimento in conto capitale vendendo il titolo in anticipo. Anche qui a spiegare questa revisione del prezzo è la differenza fra la cedola del Btp “vecchio” e quella dei Btp nuovi con pari durata residua (5 anni): 3,57%, meno del 3,85% del titolo analizzato qui.
Il trading dei Bond, uno spot difficile
Se si potesse essere in grado di prevedere il futuro andamento dei rendimenti, dunque, si potrebbe anche intuire se i prezzi delle obbligazioni saliranno o scenderanno, comportandosi di conseguenza. I fattori che incidono sui rendimenti sono diversi, uno di questi è il tasso di riferimento della banca centrale: se diminuisce, ci sono buone possibilità che i prezzi delle obbligazioni andranno ad aumentare. Come in altri ambiti finanziari, questo genere di previsioni viene spesso smentito da imprevisti economici. Per concludere, è importante capire che:
- Acquistare un Btp offre garanzie sulla restituzione del capitale investito solo se quest’ultimo viene mantenuto fino a scadenza.
- Di conseguenza, più il Btp ha scadenza lunga, più è importante tenere conto della propria capacità di mantenerlo in portafoglio
- Vendere un Btp in anticipo sulla scadenza espone al rischio di ottenere un capitale inferiore, con una conseguente perdita di denaro; tuttavia, può verificarsi anche il caso opposto
- Il prezzo dei Btp varia sulla base dell’andamento dei rendimenti: se questi aumentano, il prezzo del Btp tenderà a scendere e viceversa
Non tutti i titoli di Stato sono sensibili nella stessa misura all’andamento dei rendimenti. Come approfondito nel nostro confronto fra Btp e Cct, i titoli a tasso variabile tendono ad avere un prezzo più stabile. Inoltre, i Bot e i titoli obbligazionari a breve scadenza tendono ad avere un prezzo più stabile.