C’è stato un tempo in cui lo spettro della procedura d’infrazione europea sul deficit italiano faceva volare lo spread nella stratosfera: il 19 giugno la Commissione europea ha acceso un faro sull’Italia e altri sei Paesi, ma i rendimenti dei Btp non hanno praticamente reagito. Il rendimento del titolo decennale rimane al 3,962% nel pomeriggio di giovedì 20 giugno, con un rialzo inferiore ai 2 punti base, mentre lo spread sul bund tedesco è calato dell’1% a 152 punti base.
Dopo quasi quattro anni di regole fiscali sospese a causa della pandemia, il ritorno in forma rinnovata del Patto di Stabilità ha riportato i governi nell’ottica di dover rientrare nel parametro del deficit al 3% del PIL, un livello palesemente irraggiungibile nelle manovre 2023 di molti governi europei, incluso quello italiano. “La procedura era prevista”, ha commentato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine della presentazione del rapporto dell’Ufficio parlamentare di Bilancio – una posizione che il ministro aveva già espresso in Aula a inizio aprile. Infatti, il deficit dello scorso anno si è attestato al 7,4% del Pil, in ampio eccesso rispetto ai limiti previsti dai parametri del trattato di Maastricht. In questo senso, il rientro in vigore del Patto di Stabilità non poteva che implicare l’apertura di una procedura d’infrazione.
Una procedura che non indica una rottura
Per il governo, così come per i mercati, l’avvio della procedura non sembra indicativo di una specifica debolezza finanziaria italiana, bensì il lascito di una politica fiscale espansiva avviata per limitare gli effetti economici del covid-19. Nella pratica, la procedura d’infrazione imporrà al governo di ridurre di almeno 10 miliardi di euro il saldo strutturale, ossia la differenza fra entrate e spese, al netto delle componenti una tantum o determinate dall’andamento dell’economia. Questa somma si ricava dalla correzione minima prevista in questi casi, pari almeno allo 0,5% del Pil.
“Non vediamo impatti rilevanti dalla richiesta della procedura d’infrazione”, ha scritto in una nota Luigi De Bellis, co-head Ufficio Studi Equita, “lo sforzo per il bilancio italiano non è considerevole ed è in gran parte già previsto nel percorso programmatico del governo, che tuttavia dispone di spazi limitati”. Secondo il rapporto dell’Ufficio parlamentare di Bilancio presentato mercoledì, il rifinanziamento delle misure politiche temporanee come il taglio al cuneo fiscale, unito agli altri oneri obbligatori, richiederà al governo una Manovra da 20 miliardi di euro. Secondo Giorgetti, questo scenario potrebbe richiedere un ragionamento sulle misure di maggiori priorità e a qualche potenziale rinuncia per contenere la spesa pubblica.
“Giudichiamo positivamente le dichiarazioni del ministro dell’Economia Giorgetti che rinforza il concetto della ‘linea della prudenza’ e della ‘selettività’ sulla finanza pubblica”, ha commentato De Bellis.
Per quanto riguarda gli investitori in Btp e altre forme di debito italiano, non dovrebbero esserci particolari ragioni di preoccupazione, se la linea del governo dovesse restare quella tracciata. “Sui titoli finanziari non vediamo impatti materiali”, ha affermato l’esperto di Equita.
Anche per le banche, meno rischi dal Btp
Le considerazioni si possono estendere anche per gli azionisti dei titoli finanziari italiani, che in passato risentivano pesantemente dello spread per via delle consistenti posizioni in Btp iscritte a bilancio, il cui valore diminuisce in caso di forti aumenti nei rendimenti. “Sebbene eventuali movimenti dello spread tendano a impattare sulla performance dei titoli bancari per l’esposizione ai titoli di Stato, ricordiamo che gli effettivi impatti a capitale sono molto limitati”, ha affermato De Bellis, ricordando che il 70% del portafoglio titoli è al costo ammortizzato e che sul 30% classificati come FVOCI è stato prolungato per tre anni il filtro prudenziale che permette di neutralizzare (o ridurre in modo marcato) gli impatti a Cet1 da eventuali incrementi dello spread sovrano”. In altre parole, la solidità patrimoniale calcolata sui bilanci bancari risente molto meno delle oscillazioni nel prezzo dei Btp.
I prossimi passi
Entro il 20 settembre il governo dovrà indicare alla Commissione europea i piani strutturali di medio termine e, in autunno, sarà la Commissione a esprimere le sue raccomandazioni per correggere i deficit eccessivi all’Italia (ma anche a Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Slovacchia e Polonia, gli altri Paesi per i quali è stata proposta la procedura).