La quota di gestori di fondi globali che prevede un atterraggio duro dell’economia è scesa al minimo storico del 5%: con più ottimismo nel cuore, i fund manager hanno ridotto la liquidità nei portafogli al 4%, il livello più basso degli ultimi tre anni.
Ad aver guadagnato spazio nei portafogli dei professionisti del risparmio in giro per il mondo sono state le azioni, adesso in sovrappeso per il 39% netto dei gestori, mentre le obbligazioni cedono il passo con un sottopeso netto del 17%, in aumento di 11 punti rispetto alla rilevazione di maggio. È quanto mostrano i dati dell’ultimo sondaggio globale dei gestori, realizzato da Bank of America su un campione di 206 partecipanti con 640 miliardi in gestione.
Azioni Usa, previste ancora come vincitrici
Con la riduzione della liquidità nei portafogli, la massa di denaro investita in fondi monetari dovrebbe diminuire dai livelli record raggiunti appena la scorsa settimana negli Stati Uniti. Secondo gli intervistati, i maggiori beneficiari di questa riallocazione dai fondi monetari saranno le azioni statunitensi (lo afferma il 32%), le obbligazioni governative (25%), le azioni globali (19%) e le obbligazioni societarie (12%). A trainare le azioni americane, secondo il 41% dei gestori, saranno le azioni a grande capitalizzazione di tipo growth, seguite dalle large cap value (17%).
L’investimento che i gestori ritengono il più battuto in questa fase continua ad essere, per il quindicesimo mese di fila, il posizionamento rialzista sulle Magnifiche 7 azioni tecnologiche americane (lo afferma il 69% del campione, un balzo di circa 15 punti rispetto a maggio).
Per quanto riguarda il confronto fra i portafogli fra maggio e giugno, i principali acquisti hanno riguardato l’Eurozona, il settore delle utility e i REIT, ossia i trust immobiliari quotati (che potrebbero aver toccato il fondo dopo mesi di tassi d’interesse elevati che penalizzano il mattone). Anche il settore bancario ha guadagnato favore a livello globale, raggiungendo il maggior sovrappeso in portafoglio dal febbraio 2023. Nel frattempo, è scemato l’interesse sull’azionario giapponese, la cui variazione mensile nell’allocazione è calata bruscamente.
Le posizioni controcorrente del momento
Per quanto riguarda i trade controcorrente (contrarian) più battuti secondo BofA rimane la posizione lunga sulle obbligazioni (il rischio di atterraggio duro è troppo basso), gli acquisti sul petrolio (come copertura sui rischi geopolitici), ma anche la posizione rialzista sull’azionario britannico.
I maggiori rischi che i gestori vedono all’orizzonte, nel frattempo, cambiano composizione: l’inflazione elevata (citata dal 32% del campione) sta scomparendo come il maggior rischio percepito, mentre geopolitica (22%) e elezioni Usa (16%) sono in aumento. A proposito della posta in gioco con le presidenziali americane, i fund manager ritengono che le aree politiche che potrebbero essere maggiormente impattate dall’esito elettorale saranno il commercio (38%), la geopolitica (20%), l’immigrazione (13%), la tassazione (9%) e la spesa governativa (7%).
In Europa c’è meno entusiasmo
L’esito delle elezioni europee ha avuto un forte impatto sulla percezione del campione di gestori sondato nel Vecchio Continente. “Un 43% netto degli investitori si aspetta una crescita più forte nell’Ue nei prossimi dodici mesi, in calo dal 61% del mese scorso”, ha sintetizzato BofA, un entusiasmo smorzato probabilmente “dall’aumento dell’incertezza politica ed economica in Francia e da una prospettiva di crescita esterna più debole”. Il 67% dei gestori europei ora prevede un rallentamento dell’economia americana, in aumento dal 29% del mese scorso, mentre il 29% vede la possibilità di un rallentamento della crescita in Cina, in aumento dal 12% del mese scorso.