Arredi antichi, objets de vertu, bronzi, porcellane, lampadari, tappeti e arazzi sono tesori che raramente si nascondono: ritrovarli impolverati in soffitta significherebbe aver travisato (o ignorato) il pregio con cui sono stati realizzati, specchio della maestria artigiana di tempi passati. Ne è convinto Tomaso Piva, Capo Dipartimento International Fine Art di Pandolfini Casa d’Aste, per cui l’antiquariato è un affare, oltre che una passione, di famiglia.
Cosa accade, invece, più spesso?
“Succede che l’occhio di un esperto del settore scovi nell’oggetto una rilevanza storico-artistica capace di sovrapporsi a una ‘funzionalità’ puramente decorativa. Una presenza che fa incuriosire anche il collezionista più raffinato e spesso incrementa le quotazioni”.
Il valore storico-artistico e quello decorativo sono ricercati da collezionisti differenti per esigenze e obittivi?
“Esattamente. Spesso questi si riflettono in altrettanti identikit di compratori: il primo è il collezionista vero e proprio, che guarda alla rarità cercando modelli unici dai materiali particolari e dall’eccellente stato conservativo; il secondo è attratto dalle opere dal grande effetto decorativo più che dalla singolarità dell’oggetto. Se i primi si radunano in una nicchia di appassionati, anche se abbastanza rilevante dal punto di vista internazionale, con pochi giovani ma molto attenti, i secondi sono una quota in crescita, conseguenza dei cambiamenti di gusto nell’arredamento, un pubblico che cerca l’aspetto di rottura e gioca mescolando antico, moderno e contemporaneo”.
Lampadario da Wunderkammer (prima metà sec. XVII), €113.400, ottobre 2022
Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
Cosa ricercano queste due categorie? Possiamo fare un esempio?
“I primi si sono ad esempio fatti trasportare dall’emozione per un piccolo lampadario da Wunderkammer in osso del Seicento, che a ottobre 2022 ha spinto al rialzo le offerte per essere poi battuto a 113.400 mila euro, mentre i secondi si sono contesi un camino in marmo bianco con montatura in bronzo dorato di manifattura francese settecentesca, esemplari rari ma ricercati anche da coloro cui manca la metodicità del collezionista. A prescindere dai gusti, tuttavia, l’oggetto scelto deve essere sempre di estrema qualità”.
Raro arazzo, manifattura Brabant, Bruxelles (seconda metà sec. XVI), €28.980 – aprile 2024
Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
Ovvero?
“Oggi le case d’asta sono molto più accorte nella selezione delle opere da proporre ai loro clienti. Ma qualità significa anche attenzione allo stato di conservazione dell’oggetto, responsabilità in capo al proprietario che deve partire anzitutto dalla conoscenza del materiale con cui esso è stato realizzato. E che non deve cedere alla tentazione del restauro ‘fai da te’. A volte infatti il mercato predilige beni dai difetti più visibili a quelli per cui non è facile capire il tipo di intervento avvenuto, fatto che lascia i potenziali acquirenti più scettici”.
Piano di tavolo di manifattura romana (fine sec. XVI), €264.600 – giugno 2023
Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
L’esperto
Tomaso Piva, Capo dipartimento International Fine Arts
Terza generazione di un’importante famiglia di antiquari milanesi specializzati in arredi antichi e oggetti d’arte italiani, Tomaso Piva è entrato in Pandolfini nel 2015 e dal 2018 è a capo del Dipartimento International Fine Art. Dal 2023 dirige la sede milanese della casa d’aste.
Mail: [email protected]
Tomaso Piva, Capo dipartimento International Fine Arts
Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
Scopri le prossime aste in calendario
Articolo tratto dal numero di giugno 2024 del magazine We Wealth. Abbonati qui.
In copertina: Raro arazzo, manifattura Brabant, Bruxelles (seconda metà sec. XVI), €28.980 – aprile 2024. Courtesy Pandolfini Casa d’Aste