Alle 8 e 30, ora della costa Est, l’ufficio di statistica americano diffonderà la lettura dell’inflazione al consumo di maggio. Il tono e le decisioni della Federal Reserve, in riunione nelle ore successive, potranno essere calibrate sulla base di questo dato, che potrebbe rivelarsi determinante – anche per la reazione di Wall Street.
I mercati non credono alla possibilità di un taglio dei tassi questo mercoledì, tuttavia c’è molto in gioco nella prossima riunione della Fed. Il comitato, infatti, dovrebbe ridefinire le aspettative sulla politica monetaria dei prossimi mesi, mettendo in conto meno tagli, alla luce dei pochi progressi sulla lotta all’inflazione degli ultimi mesi. Per il momento, infatti, il rallentamento dell’indice dei prezzi verso l’obiettivo del 2% sembra essersi arenato, mentre gli ultimi dati occupazionali hanno mostrato nuovamente che l’economia americana continua a creare posti di lavoro – il che, tipicamente, tende a sostenere l’aumento dell’inflazione.
I numeri confermano come il motore economico statunitense stia sostenendo il costo della vita: con una crescita del 2,9% annuo nei sei mesi fra novembre e aprile, contro il +2,4% registrato nei sei mesi precedenti. “Sembra che il sostenuto raffreddamento dei prezzi a cui abbiamo assistito lo scorso anno si sia praticamente arrestato”, ha commentato il Cio di Moneyfarm, Richard Flax, “complice la solidità del mercato del lavoro statunitense, che sta continuando ad alimentare i consumi nonostante il forte aumento dei prezzi e degli oneri finanziari”.
Dall’inflazione al nuovo dot plot: i punti chiave
Dai dati sull’andamento dei prezzi a maggio “gli operatori si attendono un lieve calo dell’inflazione di fondo dal 3,6% al 3,5%, mentre l’inflazione complessiva è prevista rimanere stabile al 3,4%”. In entrambi i casi, la distanza dall’obiettivo di lungo termine al 2% resterebbe ancora molto ampia. Di conseguenza, gli analisti ritengono assai probabile che il dot plot, lo schema che sintetizza il livello dei tassi atteso per il futuro dai membri del comitato, implicherà meno tagli per il 2024. La portata di queste revisioni saranno probabilmente il fattore più monitorato dagli operatori in seguito alla riunione di mercoledì.
Secondo il team di analisti di Goldman Sachs, la previsione mediana del dot plot passerà dai tre tagli impliciti nelle previsioni di marzo a soli due tagli per il 2024; allo stesso tempo verranno aumentati da tre a quattro i tagli previsti nel 2025. La riduzione dei tagli previsti nel dot plot è “quasi certa” per Matthew Ryan, capo strategist di Ebury, passando da tre a due per il 2024 per restare, però, invariata a tre tagli per l’anno prossimo. Ancora oltre si spinge l’ipotesi tracciata da Blerina Uruci, Chief US Economist di T. Rowe Price, per la quale il dot plot potrebbe mostrare addirittura un solo taglio quest’anno: “Un rialzo dei dati dell’inflazione al consumo di maggio superiore alle attese aumenterebbe ulteriormente le probabilità di una sorpresa da falco”.
La sforbiciata di settembre non è scontata
Nel frattempo, la fiducia sul fatto che il primo taglio dei tassi Fed avverrà a settembre si è ridotta. In seguito ai dati occupazionali di venerdì (non farm payrolls) più robusti del previsto “i mercati assegnano ancora una probabilità implicita del 60% per un primo taglio dei tassi negli Stati Uniti a settembre (in calo dall’80%), con 40 punti base di tagli previsti entro la fine dell’anno (in calo da 50 punti base)”, ha sottolineato Ryan.
L’aspettativa di Ebury è che il presidente Jerome Powell riterrà necessari ulteriori segnali di rientro dell’inflazione prima di aprire la porta al taglio dei tassi: “Tenendo questo in mente, ci aspettiamo che il dollaro statunitense prenda in gran parte spunto dal nuovo ‘dot plot’”, ha aggiunto Ryan, per il quale le revisioni al rialzo che la Fed potrebbe apportare sul Pil e sull’occupazione andrebbero a rafforzare il cambio del dollaro, anche in assenza di “significative” modifiche sulle attese per l’inflazione.
Goldman Sachs, continua a vedere il primo taglio a settembre anche se la “convinzione” su questa ipotesi è “limitata”, alla luce delle diverse opinioni dei membri del Fomc. “Tuttavia”, ha aggiunto il team guidato da Jan Hatzius, “pensiamo che le decisioni di altre banche centrali di iniziare a tagliare i tassi sulla base dei progressi considerevoli, ma incompleti, sull’inflazione aumentino leggermente le probabilità che la Fed faccia lo stesso”.
L’ipotesi che il dato sull’inflazione di maggio possa mostrare un aumento dei prezzi superiore alle previsioni metterebbe probabilmente i mercati a riposizionare immediatamente le aspettative sulle mosse della Fed. In questo caso, ha affermato Flax, ci sarebbe “il rischio di un crollo di azioni e obbligazioni”.