Buoni e libretti postali sono fra gli ingredienti più popolari del risparmio familiare: secondo i dati di Cassa depositi e prestiti (Cdp), al terzo trimestre 2023 il 6% delle attività finanziarie degli italiani era detenuto sotto forma di risparmio postale, con un controvalore di 284,6 miliardi alla fine dello scorso anno. In particolare, i buoni fruttiferi in mano agli italiani hanno un valore pari a 192,8 miliardi di euro. Si parla di titoli a basso rischio garantiti dallo Stato proprio come Bot e Btp, ma a differenza di questi ultimi a emetterli non è il Tesoro bensì la banca pubblica Cdp, che li distribuisce attraverso Poste Italiane. A pochi giorni dalla comunicazione del rinnovato accordo distributivo fra Cdp e Poste, è partita una forte campagna televisiva per spingere il collocamento dei buoni postali. Lo slogan: se li conosci, li scegli.
Nonostante le somiglianze, fra cui la tassazione agevolata dei rendimenti, i Buoni fruttiferi non sono uguali ai titoli di Stato per caratteristiche. Mentre i Btp sono strumenti largamente utilizzati anche dagli investitori professionali e comprati in larghe quantità da assicurazioni e banche, i Buoni fruttiferi sono il classico investimento per piccoli portafogli. La caratteristica distintiva, che rende questi strumenti più attraenti per chi non desidera assumere grandi rischi, è che nel caso dovessero essere liquidati prima della scadenza si ha in ogni momento la certezza di rientrare in possesso del capitale investito inizialmente. Il Btp, invece, garantisce la restituzione del capitale solo se portato a scadenza. Il prezzo del Btp sarà determinato dalle condizioni di mercato e venderlo in anticipo può comportare un guadagno o una perdita a seconda del contesto.
Da questo punto di vista, il Buono fruttifero postale somiglia di più a un conto deposito non vincolato, una soluzione di risparmio offerta da alcune banche, dal momento che anche quest’ultimo consente di ritirare l’intera somma investita senza il rischio di incorrere in una perdita.
La sicurezza della conservazione del capitale che accomuna Buoni postali e conti deposito non vincolati si “paga” dovendo accettare rendimenti generalmente più bassi rispetto a quelli offerti dai Btp di pari durata. Inoltre, a seconda della tipologia di Buono e di Conto deposito, il rimborso anticipato potrebbe comportare una rinuncia parziale o totale degli interessi maturati.
A chi convengono i Buoni postali
I Buoni fruttiferi “sono molto apprezzati dai piccoli risparmiatori per la loro sicurezza e semplicità, tuttavia, nella mia pratica di consulenza, li utilizzo con parsimonia per l’asset allocation”, dice a We Wealth il consulente finanziario indipendente e autore, Luca Sidoti. “Per l’investitore molto avverso al rischio, che preferisce la sicurezza e la stabilità senza preoccuparsi delle fluttuazioni di mercato, i buoni fruttiferi postali possono essere la scelta migliore. Chi cerca rendimenti più elevati ed è disposto ad accettare la volatilità del mercato (anche se pianifica di mantenere il titolo fino a scadenza), i Btp possono risultare più vantaggiosi”.
“Consultique tende a non consigliare i buoni fruttiferi postali, ma a consigliare la costruzione di un portafoglio privilegiando singole obbligazioni, Etf e certificati”, afferma la consulente Cfp Paola Ferrari, di Consultique Scf. “È fondamentale considerare anche il controvalore del portafoglio… nel caso di un piccolo risparmiatore con scarsa conoscenza degli strumenti finanziari, con una somma inferiore a 10.000 euro da investire, anche un buono fruttifero può essere una soluzione”.
Tipologie dei Buoni fruttiferi a confronto con il Btp
L’offerta dei Buoni postali è particolarmente variegata e non sempre è facile confrontare la relativa convenienza. We Wealth ha chiesto a Paola Ferrari di Consultique di confrontare i principali Buoni fruttiferi con i rendimenti dei Btp comparabili (al lordo della tassazione, pari al 12,5% per entrambi i titoli). “Come è possibile vedere dalle analisi, i tassi di rendimento offerti dai buoni fruttiferi postali sono sempre inferiori ai Btp”, afferma Ferrari. “In diversi casi, in caso di rimborso anticipato, i buoni fruttiferi non riconoscono alcun interesse, mentre il Btp matura il rateo ogni giorno”. Come già illustrato, tuttavia, il Btp non dà certezze su quello che sarà il valore del titolo in caso di vendita anticipata.
- Buono Premium “È un buono dedicato ai titolari di libretto postale che apportano nuova liquidità. Ha una durata di un anno e un rendimento annuo a scadenza del 3,50%. Non vengono corrisposti interessi prima della scadenza. Gli interessi maturati vengono riconosciuti solo in caso di rimborso a scadenza. Un Btp di pari scadenza (01/06/2025) rende il 3,57% (dati al 29/05/2024)”.
- Buono 4 anni Plus “Ha una durata di 4 anni. Il tasso effettivo di rendimento annuo lordo è del 2%. Non vengono riconosciuti interessi prima della scadenza. Un Btp con scadenza 15/07/2028 ha un rendimento annuo del 3,40% (dati al 29/05/2024)”.
- Buono 3×2 “Ha una durata di 6 anni e gli interessi sono riconosciuti dopo 3 anni e 6 anni. Il rendimento annuo a scadenza è del 2,25% (se detenuto fino al sesto anno), mentre è dell’1,25% se detenuto fino al terzo anno. Un Btp con scadenza 01/06/2027 rende il 3,41%, mentre un Btp con scadenza 15/06/2030 rende il 3,60% (dati al 29/05/2024)”.
- Buono ordinario “Ha una durata fino a 20 anni e un rendimento a scadenza annuo pari al 2,75%. Si ha diritto alla restituzione del capitale e degli interessi anche dopo un anno dalla sottoscrizione. Il rendimento, però, in caso di rimborso dopo un anno è dello 0,50%. Un Btp a 20 anni ha un rendimento di circa il 4,30%”. Il Buono ordinario, inoltre, prevede tassi cedolari crescenti a seconda degli anni in cui viene mantenuto il titolo.
Buoni fruttiferi o conti deposito non vincolati
I conti deposito hanno una tassazione sui rendimenti ordinaria al 26%, a differenza di Buoni fruttiferi e Btp, che hanno una tassazione al 12,5%. La convenienza delle offerte e la solidità degli istituti bancari che offrono questi conti può essere molto variabile. Supponendo di confrontare il Buono fruttifero ordinario su un periodo di quattro anni con le offerte bancarie attualmente disponibili, emerge come i conti deposito non vincolati risultino potenzialmente più remunerativi.
Immaginando di investire 10.000 euro, dopo quattro anni il buono ordinario avrà maturato un montante netto di 10.309,99 euro. Da una consultazione effettuata il 30 maggio sull’aggregatore Confrontaconti.it, si osserva che 6 offerte di conti deposito non vincolati su 10 offrono rendimenti netti migliori di quelli del buono fruttifero: da un massimo di 11.169 euro di montante finale (TradeRepublic), fino ad arrivare a un montante di appena 10.004 euro (Ibl Banca). Secondo Sidoti, i conti deposito rientrano tra le alternative al Buono fruttifero da tenere in considerazione in quanto i “rendimenti sono superiori e sono garantiti fino a 100.000 euro”.
In conclusione
Conviene investire in Buoni fruttiferi postali? “In un’ottica di diversificazione del portafoglio, possono essere inseriti per la parte più conservativa dell’asset allocation, alla stregua della liquidità”, afferma Sidoti, “soprattutto per risparmiatori avversi al rischio o per obiettivi di breve-medio termine. Tuttavia, per massimizzare i rendimenti e mitigare i rischi, è importante bilanciarli con investimenti più dinamici e potenzialmente redditizi”. Di conseguenza, “i buoni fruttiferi postali non sono ideali per investitori che cercano rendimenti più elevati, alta liquidità o che hanno un lungo orizzonte temporale”.