Era fine febbraio 2024 quando Allianz X e Constellation Wealth Capital (CWC) annunciavano un robusto investimento strategico: 450 milioni di dollari (300 Allianz X, 150 CWC) in AlTi Tiedemann Global. Cosa fa AlTi? È uno dei principali gestori indipendenti di patrimoni e asset alternativi a livello mondiale, con assets totali di circa 68 miliardi di dollari. In quell’occasione il family office aveva annunciato che si sarebbe giovato di questa iniezione di capitale in primo luogo per finanziare la sua sequenza di fusioni e acquisizioni (“M&A”) e anche le attività di crescita organica, al fine di espandere la portata delle attività di wealth management rivolte al segmento ultra-high-net-worth (uhnwi) sia nei mercati esistenti che in quelli nuovi, facendo leva sulle competenze e le relazioni di Allianz e CWC nel settore. We Wealth ha raggiunto Giorgia Sanchini, managing director per l’Italia di AlTi.
Di cosa si occupa AlTi Tiedemann Global?
«AlTi Tiedemann Globalè un multi-family office di matrice internazionale presente in tre continenti, con 25 sedi tra Europa, Asia e Usa: con 71 miliardi di dollari Usa di masse gestite, AlTi è oggi l’unico family office quotato e realmente globale operante in Italia. È un family office “olistico” completamente indipendente, attivo dall’advisory finanziario sugli investimenti liquidi e illiquidi, alla consulenza fiscale e legale in collaborazione con i professionisti di fiducia delle famiglie, fino alla strutturazione patrimoniale, passaggio generazionale, wealth education, next gen programs, con tutte le competenze multi-disciplinari necessarie ad una corretta amministrazione e gestione di patrimoni complessi».
Come opera AlTi Tiedemann in Italia?
«La diffusione del concetto di family office, inteso come entità organizzativa preposta al coordinamento, all’indirizzo strategico e alla gestione di patrimoni familiari in chiave multi-generazionale, è un fenomeno relativamente recente nel nostro paese. Rispetto ad altre geografie – in particolare nel mondo anglosassone – nelle quali le famiglie imprenditoriali si sono avvalse di questo tipo di organizzazioni da tempi più risalenti, quello dei family office è in Italia un settore “giovane”, che conta ad oggi circa 220 strutture suddivise tra single e multi, caratterizzato negli ultimi anni da un grande fermento e da una traiettoria di crescita molto sostenuta».
A che punto è il settore dei family office in Italia?
Le diverse declinazioni assunte dalle organizzazioni che operano nel nostro paese restituiscono l’immagine di un settore in pieno processo di espansione e di auto-definizione, dove coesistono player molto diversi tra loro. Per quanto riguarda i single family office (49% del totale), quelli derivanti da liquity event coesistono con quelli affiancati ad aziende ancora detenute dalle famiglie, ma è nel settore dei multi-family office che si rileva il maggior grado di diversità: possono essere originati dall’iniziativa di più famiglie che decidono di associarsi, o essere fondati e guidati da professionisti (spesso provenienti dal mondo della finanza o della consulenza) che offrono servizi a famiglie, talvolta sono organizzazioni di emanazione bancaria, e infine esistono modelli ibridi tra queste categorie».
La maggior massa di risorse della storia sta per cambiare titolare. Cosa comporterà questo evento epocale?
«A livello internazionale, i principali operatori del wealth management sono stati ultimamente chiamati a confrontarsi con la prospettiva del “great wealth transfer”, ovvero la previsione secondo cui nell’arco dei prossimi due decenni assisteremo al più grande trasferimento intergenerazionale di ricchezza mai avvenuto: si stima infatti che circa 84.000 miliardi di dollari Usa passeranno nelle mani dei millennial e della generazione X come effetto del ricambio tra generazioni nella detenzione della ricchezza».
In che cosa desiderano maggiormente investire le nuove generazioni?
«Dal nostro osservatorio, rileviamo una sensibilità maggiore delle nuove generazioni per tematiche di investimento collegate alla tecnologia applicata al mondo del life science (med-tech, farmaceutico) e del fintech, all’intelligenza artificiale, alla sostenibilità (in particolare le tecnologie per il cambiamento climatico & inclusive innovation). Il nostro approccio, ispirato ad un coinvolgimento attivo di tutte le generazioni che ogni famiglia cliente esprime, mira a favorire un dialogo costruttivo e a fornire soluzioni di investimento e di governance all’altezza di una sfida (e opportunità) cruciale come quella che ci pone il “grande trasferimento di ricchezza”».
Alla luce del contesto, quali sono i vostri attuali progetti di sviluppo e prospettive di consolidamento in Italia?
«I nostri progetti di sviluppo in Italia si basano in primis su strategie di crescita organica: siamo fiduciosi che, in un mondo sempre più globalizzato e dove esiste una forte competizione tra investitori per accedere a un dealflow di elevata qualità, alcune tra le più importanti famiglie imprenditoriali italiane guarderanno al nostro modello come a un vero e proprio partner of choice per accedere alle opportunità di investimento più prestigiose nel mondo degli alternativi, al contempo ottenendo un servizio di gestione patrimoniale nella parte liquida in totale assenza di conflitto di interessi».
Perché una grande famiglia italiana dovrebbe scegliere un family office?
«Essendo l’espansione dei family office in Italia un fenomeno relativamente recente, non stupisce che spesso l’iniziativa di istituire single family office per la propria famiglia, o la ricerca di un partner di tipo multi-family a cui affidarsi, rispecchi anche l’esigenza di superare modelli di gestione e amministrazione del patrimonio tradizionali, a favore di schemi di partnership più attuali e in grado di rispondere alle molteplici istanze espresse dalle diverse generazioni che la famiglia rappresenta, incluse appunto le next gen. Le generazioni più giovani, che saranno in ultima istanza beneficiarie dei ritorni sugli investimenti a lungo termine della famiglia, manifestano l’esigenza di essere sempre più coinvolte nella scelta dei consulenti, e desiderano che le istanze innovative di cui sono portatrici vengano accolte e integrate nella strategia di investimento complessiva del family office».
Quale il ruolo dell’internazionalizzazione nei progetti di sviluppo di AlTi?
«I nostri interlocutori sono sempre più consapevoli del fatto che, per accedere a manager di alto livello su scala internazionale, è necessario che la struttura di family office sia essa stessa in grado di attrarre professionisti degli investimenti di elevata competenza; dunque l’esigenza sarà sempre più quella di farsi affiancare da strutture più internazionali anche come offerta di talenti e competenze. In parallelo, anche alla luce del recente investimento di Allianz X e Constellation Wealth nella nostra società, possiamo contare su capitale di crescita che ci permetterà di valutare selettivamente operazioni strategiche di partnership e/o acquisizioni, con l’obiettivo di aggregare organizzazioni che condividano il nostro modello votato all’indipendenza, alla qualità e alla sartorializzazione del servizio offerto a famiglie caratterizzate da esigenze sofisticate e complesse».