Il Russell 2000 è ancora in una fase di recessione; ossia al di sotto dei massimi storici del 20%.
Nasdaq e S&P 500 sono al centro dell’attenzione per tecnologie e comunicazione
Gli indici finanziari Dow Jones, Nasdaq, Russell 2000 e Standard and Poor 500 sono tra i più importanti barometri dell’attività economica e dell’andamento dei mercati azionari negli Stati Uniti e nel mondo. Uno strumento utile per investire. Sebbene siano tutti comunemente utilizzati per analizzare e prevedere le tendenze del mercato, ciascuno di questi indici ha caratteristiche distintive e rappresenta segmenti di mercato diversi, pertanto riflette differenti aspetti dell’economia. E degli investimenti potenziali. Per gli investitori e gli analisti di mercato, capire le differenze tra questi tre indici è fondamentale per interpretare correttamente le dinamiche del mercato azionario e per prendere decisioni di investimento. Ti interessa orientarti in base a questi indici?
L’universo di copertura e i settori
Il Nasdaq Composite e l’S&P 500 coprono un numero maggiore di società in diversi settori rispetto al Dow Jones, hanno quindi un ampio spettro. La seconda differenza riguarda il metodo di assegnazione dei pesi alle singole società dell’indice: il Nasdaq Composite e l’S&P 500 pesano i loro componenti in base alla capitalizzazione di mercato, mentre il DJIA utilizza il prezzo di ogni azione per determinare il suo peso nell’indice. Inoltre, il Dow è più orientato al valore e utilizza sia fattori quantitativi, sia qualitativi per determinare se un determinato titolo debba essere incluso nel suo indice rispetto agli altri due. Il Russell 2000 replica, invece, la performance delle società statunitensi a capitalizzazione più bassa.
La scelta
Scegliere tra Dow Jones, S&P500, Nasdaq e Russell 2000 in termini di investimenti in azioni statunitensi richiede un approfondimento mirato sulle dinamiche di mercato e le prospettive attuali. “Attualmente – spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro – il Nasdaq e l’S&P 500 emergono come le opzioni leader (entrambi scambiano su massimi storici), trainati dal notevole interesse verso i settori dell’informatica e dei servizi di comunicazione, particolarmente evidente dopo i recenti risultati di TSMC. Le prospettive per il 2024 indicano una previsione di aumento degli utili societari nel settore tecnologico e dei servizi di comunicazione superiore al 15%, come riportato dai dati di FactSet”. Va sottolineato che settori sensibili ai tassi d’interesse, come i servizi pubblici e l’immobiliare, insieme alle azioni a piccola capitalizzazione, mostrano attualmente una performance inferiore nel 2024, dopo aver guidato il rally di fine anno. “Tuttavia, l’anno si prevede positivo, grazie a tassi di interesse più bassi e a una crescita degli utili superiore al 10%, attenuando le preoccupazioni legate al fitto calendario elettorale. Inoltre, è importante considerare che questi fattori, concentrati soprattutto nel secondo semestre, guideranno la rotazione delle performance settoriali, di stile e regionali, allargandosi al di là delle big tech”.
Le grandi del tech mantengono una posizione difensiva, sostenute dalle tendenze dell’intelligenza artificiale e dall’impulso degli utili. Al contrario, le aziende cicliche economiche, come quelle dell’immobiliare e le piccole capitalizzazioni, offrono opportunità di recupero, con il Russell 2000 ancora in una fase di recessione; ossia al di sotto dei massimi storici del 20%.
“In conclusione, la scelta tra queste opzioni dipenderà dalle preferenze degli investitori e dalla loro propensione al rischio. Mentre Nasdaq e S&P 500 sono al centro dell’attenzione per tecnologie e comunicazione, il Russell 2000 potrebbe rappresentare un’opportunità significativa per coloro che condividono la prospettiva su un possibile atterraggio economico morbido e tagli dei tassi d’interesse”.
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Gli Stati Uniti continuano a mantenere una forte attrattiva, come confermato dall’aumento degli scambi su sottostanti USA rilevate su Spectrum Markets, che permette agli investitori retail di reagire prontamente alle notizie ed evoluzioni del mercato grazie all’orario di negoziazione esteso 24/5. Dall’analisi dei dati SERIX, che monitorano l’atteggiamento degli investitori retail operativi su Spectrum (su una scala dove un numero maggiore di 100 segnala un sentiment rialzista, mentre inferiore al 100 ribassista), non emerge una particolare preferenza verso uno dei tre maggiori indici azionari americani, con gli investitori che mantengono una posizione di sostanziale neutralità. Il SERIX relativo a Nasdaq e Dow Jones, nel mese di gennaio, si attesta infatti a 98, mentre quello verso l’S&P 500 tocca quota 96. In questo contesto, tuttavia, un’interessante evoluzione riguarda l’indice Russell 2000, composto da un ampio paniere di titoli, che, dopo aver iniziato l’anno sulla soglia di 100, sta continuando a godere di uno slancio positivo che lo colloca oggi a 107, più rialzista degli altri.
“In questi mesi – spiega Christophe Grosset, European Sales Director di Spectrum Markets – abbiamo osservato una significativa correlazione tra l’atteggiamento degli investitori e la narrativa sui tassi: quando aumenta la percezione di un prossimo ribasso dei tassi, l’attitudine del mercato va a favore delle piccole-medie imprese e quindi dell’indice Russell 2000, mentre al contrario, quando tale scenario viene rimesso in questione, si tende a riporre maggiore fiducia sui grandi nomi e a favorire gli altri tre indici, S&P, Nasdaq e Dow Jones. Alla luce di ciò, una soluzione interessante potrebbe essere quella di sfruttare la flessibilità offerta da strumenti più sofisticati, come i certificates, per adottare una strategia long/short tra i diversi indici”. In questo modo, gli investitori possono operare non più solo in ottica direzionale, ma sulla differenza di performance, “aprendo ad esempio posizioni long su Russell 2000 e short su S&P 500 (o viceversa). Così facendo, non si è più legati al momento di mercato, ma a un’effettiva sovraperformance di un indice rispetto all’altro”.