Il mercato azionario indiano ha oltre 400 società con una capitalizzazione di mercato superiore a 1 miliardo di dollari.
Il Paese sta vivendo un ciclo costruttivo di crescita, trainato dagli investimenti e dai progressi nelle infrastrutture e nello sviluppo del sistema bancario.
Nel 2024 l’India sarà tra i Paesi sotto i riflettori per le elezioni politiche. L’India è notoriamente la più grande democrazia del mondo, con oltre 900 milioni di elettori registrati, e queste elezioni arrivano in un momento interessante: Narendra Modi è presidente dal 2014 e il BJP(Partito del Popolo Indiano) aveva vinto facilmente le ultime elezioni. C’è insomma un contesto stabile. Tra l’altro, l’India fa parte dei Paesi emergenti con più potenzialità che qualificano questa asset class tra le scelte migliori di un portafoglio diversificato: i bilanci statali di questi Paese sono più solidi, l’inflazione è sotto controllo, e dopo dieci anni, il mercato rialzista per il dollaro Usa potrebbe attenuarsi. Oltre a questo, le valutazioni di quasi tutti i settori all’interno dell’indice MSCI EM sono prossime ai minimi decennali, il che rende l’asset class interessante nel medio e lungo termine.
I settori
La destabilizzazione dei mercati cinesi o l’indebolimento dei dati macro potrebbero avvantaggiare l’India. Il Paese sta vivendo un ciclo costruttivo di crescita, trainato dagli investimenti e dai progressi nelle infrastrutture e nello sviluppo del sistema bancario. Inoltre nonostante sia prevista una crescita del PIL moderata nei prossimi trimestri a causa del calo della produzione agricola e del rallentamento della spesa fiscale, dovrebbero persistere fondamentali sani, tra cui una solida domanda dei consumatori, lo slancio degli investimenti da parte del governo per le infrastrutture e dell’industria manifatturiera. Tutto ciò, sosterrà gli utili societari. Ci sono diversi settori che sono considerati ottimi punti di ingresso con particolare e potenziale upside. In particolare:
1-L’area tecnologica. Nei segmenti dei telefoni cellulari, degli elettrodomestici, dei computer e delle attrezzature per le telecomunicazioni, il governo è stato aggressivo nel corteggiare le società giapponesi, taiwanesi e statunitensi al fine di investire in nuove capacità, tra cui Apple, Foxconn, Daikin e Mitsubishi Electric.
2-L’area della transizione energetica: da quando nel 2011 si è concluso l’ultimo superciclo del settore minerario con bilanci fortemente indebitati e capacità in eccesso, le società minerarie sono diventate più disciplinate dal punto di vista finanziario, privilegiando il valore rispetto ai volumi. Attualmente, con lo slancio globale alla costruzione di veicoli, reti elettriche ed edifici ad alta efficienza energetica, si registra una domanda crescente per garantire l’approvvigionamento di rame, nichel, minerale di ferro e litio.
3-Le infrastrutture: l’enorme sviluppo nel Paese è un catalizzatore di investimenti in questo ambito.
La scelta
L’ampiezza delle opportunità nel mercato azionario indiano è ampia, con oltre 400 società con una capitalizzazione di mercato superiore a 1 miliardo di dollari.
Il contesto politico
Il primo ministro indiano, Narendra Modi, corre per le elezioni che si terranno nel corso di quest’anno e lo vedranno in sfida per il suo terzo mandato consecutivo. Molto probabile la sua vittoria e la consacrazione definitiva come leader politico nello scacchiere dell’Asia, a capo di un Paese alla ricerca di uno status riconosciuto come “maker” del secondo millennio. “Il mondo vede nell’India – ha detto Modi durante uno dei suoi interventi – un importante pilastro di stabilità, un amico di cui ci si può fidare, una voce del Sud globale: un Paese che nei prossimi anni sarà tra le tre maggiori economie mondiali”. Un contesto di ulteriore stabilità che favorirà gli investimenti.
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I potenziali rischi
Sempre da tenere presente i potenziali fattori di rischio che per l’India sono:
-la forza del dollaro statunitense perché influenza i costi petroliferi dell’India (l’India è uno dei maggiori importatori di petrolio al mondo).
– una svalutazione del renminbi cinese che potrebbe scatenare una svalutazione competitiva in tutto il mondo.