Cresce la consapevolezza degli italiani rispetto ai temi della sostenibilità (71% ne ha sentito parlare) e di conseguenza la loro preoccupazione, che determina una volontà di agire in prima persona come consumatore (52% più attento nei consumi)
Gli italiani vivono la contraddizione di un Paese non ancora del tutto uscito dalla crisi precedente (83%) e avvertono il rischio di una nuova crisi (39%)
Il 59% dei cittadini pensa dunque che il mondo stia fronteggiando un’emergenza ambientale e sociale. Un altro 20% sottolinea la propria preoccupazione per l’ambiente, il 12% si sofferma sulle disuguaglianze. E per l’8% gli eventi risultano rientrare nella normalità e non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto.
Il tutto si inserisce in un contesto di incertezza e pessimismo. La crisi risulta infatti essere ancora un fantasma presente. E ci vorrà ancora del tempo per superarla appeno (ci vorranno in media quasi cinque anni). A questo si aggiunge che è in serio aumento il pessimismo sull’Italia (39% sono pessimisti circa i prossimi tre anni, mentre il 24% sono ottimisti); e aumenta la sfiducia nell’economia europea e mondiale (rispetto a quella europea il 28% di ottimisti è bilanciato dal 29% di pessimisti, rispetto a quella mondiale ottimisti e pessimisti sono entrambi al 25%, ma un anno fa gli ottimisti sopravanzavano i pessimisti di 7 punti percentuali). Questo aumento del pessimismo, non è però un fenomeno solo italiano, ma risulta essere diffuso in tutti i paesi occidentali.
Ma se ci spostiamo dal macro al micro cosmo individuale la situazione migliora. Il 59% risulta infatti essere soddisfatto della propria situazione economica, dato in crescita di 4 punti rispetto al 2018 e di 17 rispetto al 2013, il miglior dato dopo quello del 2001 (65%). E ancora un 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre solo il 14% è pessimista. Questi dati positivi non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita dalla crisi in almeno uno dei componenti il nucleo familiare (18%), dato comunque in riduzione (nel 2018 era il 24%).
L’Europa e l’Euro
Capitolo a parte è rappresentato dall’Euro e l’Europa. L’Unione Europea continua a dividere gli Italiani: il 49% ne ha fiducia, mentre il 51% ne ha poca. Se questa bassa fiducia aleggia ormai da anni è anche vero che per il 65% dei nostri concittadini l’Europa andrà nella giusta direzione. Questo dato è in forte crescita rispetto al 2018 (+14 punti percentuali), e si contrappone al contenuto 24% che ritiene che l’Europa stia andando nella direzione sbagliata. Del resto, anche nei confronti dell’euro le negatività si stanno attenuando, il 37% oggi è a favore, dato in crescita da 5 anni; soprattutto i giovani ritengono che in prospettiva sia imprescindibile per il Paese (65% vs il 60% a totale Italia, in crescita di 4 punti dallo scorso anno, e di 13 punti dal 2013).
La relazione tra risparmio e investimento
Non perde vigore la predilezione degli italiani per la liquidità (63%), sia per indole, sia per trovarsi più preparati in un contesto incerto. Le preoccupazioni future, come motivazione del risparmio, salgono dal 37% al 48%. Stabile al secondo posto, 26%, la volontà di risparmiare per un progetto futuro. Il risparmio viene, quindi, tesaurizzato ancora in gran parte in liquidità, vuoi per una ridotta facilità di trovare un investimento ideale, vuoi per la diffidenza verso norme ed istituzioni che lo tutelano (60% ritiene non sia adeguatamente tutelato). Infatti, in una situazione in cui il risparmio gioca un crescente ruolo di auto-assicurazione, questa ridotta fiducia non può che confermare la predilezione per la liquidità. Il report sottolinea come si fa fatica a trovare l’investimento ideale, a tal punto che per il 35% l’ideale è proprio non investire, tenersi i soldi o spenderli, dato in crescita di 5 punti rispetto al 2018 e che raggiunge il massimo della serie (nel 2001 erano il 21%). Scende di sei punti l’attrazione verso titoli considerati più sicuri, oggi ideali per il 25%, rimangono stabili il ‘mattone’ al 33% e gli investimenti più rischiosi al 7%. Nei fatti, rispetto allo scorso anno, aumentano i correntisti (85%, + 4 punti percentuali rispetto al 2018) e coloro che approcciano il risparmio gestito (16%, + 4 punti).