Le trimestrali delle banche italiane hanno dato l’impressione che il settore possa ancora godere di uno slancio positivo, almeno a giudicare dalla reazione dei rispettivi titoli azionari. Nel periodo compreso tra il 20 ottobre e il 13 novembre, durante il quale le principali banche hanno presentato i risultati del terzo trimestre, l’indice di settore Ftse Italia Banche ha registrato un aumento dell’11,7%, superando di oltre il doppio il Ftse Mib.
In particolare, Mps e Bper hanno registrato i maggiori incrementi a Piazza Affari, con aumenti superiori al 22%, e nel caso di Mps, influenzato positivamente anche dalla revisione al rialzo del rating da parte di Fitch. Completando la panoramica sulle prime cinque banche per asset, le performance in Borsa sono state del 13% per Banco Bpm, del 12% per Unicredit e dell’11% per Intesa Sanpaolo durante questa stagione di presentazione dei risultati.
I conti: utili e margini di interesse in crescita
Nel quintetto delle grandi banche italiane, ha calcolato l’agenzia di rating Dbrs, l’utile netto complessivo è arrivato a 5,2 miliardi euro nel terzo trimestre, con un aumento dell’86% annuo su base rettificata. Il margine d’interesse, la componente di profitto legata positivamente all’aumento dei tassi di riferimento, è aumentato del 55% anno su anno e del 5% rispetto al trimestre precedente. Nei primi nove mesi questo indicatore ha mostrato un aumento complessivo del 57% anno su anno. Dbrs, tuttavia, prevede che il margine netto d’interesse raggiungerà presto il picco a causa della stabilizzazione dei tassi di riferimento Bce e della crescente concorrenza per i volumi di prestiti e depositi – processo che include anche la revisione verso l’alto della remunerazione dei conti correnti.
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Il rallentamento economico: banche con riserve ampie
Un altro elemento che potrebbe frenare un ulteriore corsa dei titoli bancari è costituita dall’impatto del rallentamento economico sulla qualità dei crediti erogati. “Prevediamo un possibile aumento dei crediti deteriorati nei prossimi trimestri a causa dell’incremento dei tassi di interesse e di una crescita economica lenta”, ha affermato Dbrs, “tuttavia, le banche italiane presentano attualmente un profilo di rischio più solido rispetto al passato, con una posizione patrimoniale robusta”. Si prevede un aumento del costo del rischio a 40-50 punti base per fine 2023, un indicatore che rappresenta in qualche modo la fiducia delle banche nella capacità di rimborso dei suoi debitori. Si tratterebbe comunque di un livello basso rispetto alla media degli ultimi anni, ha ricordato Dbrs.
Inoltre, i livelli di capitale delle banche sono ulteriormente aumentati, il che implica una maggiore capacità di assorbimento di eventuali perdite. In particolare, ha affermato l’agenzia di rating, il tasso Cet1 medio fully loaded era del 15,3% alla fine di settembre 2023, in crescita rispetto al 14,1% alla fine del 2022 e al 14,9% alla fine di giugno 2023: “ciò implica un cuscinetto medio di circa 640 punti base al di sopra dei requisiti minimi, trainato da un miglioramento nella generazione di capitale, nonostante le remunerazioni più elevate per gli azionisti in alcune banche”.
Alla solidità del sistema bancario ha poi contribuito l’opzione di riserva che il governo ha introdotto nell’ultima versione della tassa sugli extra-profitti. Di fatto, la maggior parte delle banche non pagherà quest’imposta per destinare in riserve non distribuibili un importo pari a 2,5 volte quello che sarebbe stato il prelievo della tassa. “Ciò contribuirà a preservare cuscinetti adeguati” di fronte a un possibile aumento dei crediti deteriorati, ha dichiarato Dbrs. Per il momento, comunque, l’aumento delle rettifiche dovute a perdite sui crediti è stata contenuta.
A settembre, i numeri sui prestiti erogati alle imprese dalle banche italiane hanno evidenziato un forte calo annuale del 6,8%, decisamente superiore alla media dell’Eurozona, che si è attestata a -0,2%. Secondo l’analisi di Dbrs, questo declino è attribuibile anche all’accumulo di un cuscino di liquidità da parte delle aziende sin dall’inizio della pandemia, che ha ridotto le loro esigenze di finanziamento. Le imprese, di conseguenza, stanno limitando la richiesta di nuovo credito, preferendo usare la propria liquidità, piuttosto che indebitarsi alle onerose condizioni attuali.
Lo scenario di Borsa: banche ancora ben posizionate
“Il settore bancario continua a sorprendere gli investitori, portando gioia al principale listino milanese, per il quale i titoli finanziari pesano oltre il 30%. Mentre oltreoceano le banche statunitensi stanno beneficiando degli incrementi dei tassi d’interesse, la crescita annua del margine d’interesse sembra notevolmente inferiore rispetto a quanto riportato dagli istituti italiani”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach, “questa situazione sta posizionando in modo deciso i titoli bancari italiani come assoluti protagonisti di questo 2023, con l’indice FTSE Italia All Share Banks in crescita di oltre il 42% da inizio anno, a differenza di un opaco settore finanziario americano, misurato dall’Etf Xlf, in progresso di appena lo 0,3%”.
“Sebbene ci si possa aspettare una crescita dei margini inferiore rispetto a quella registrata nell’anno, il settore sembra ancora ben posizionato per la sfida. Tanto che il settore finanziario in Italia è stato quello che ha riportato il maggior aumento sulle guidance rispetto a tutti i principali settori del Ftse Mib in questa ultima tornata di trimestrali”, ha affermato Debach a proposito dei prossimi mesi. “Restano sempre presenti le preoccupazioni, tra un rallentamento economico, una maggiore concorrenza ai depositi (soprattutto per voce del governo) e una minore concessione nei prestiti; tuttavia, le banche sembrano ben pronte ad affrontare le sfide, anche considerando le valutazioni decisamente più economiche”.