Non è bastata una guerra, il ritorno dell’inflazione e il rincaro energetico a fermare il mercato dell’m&a. Probabilmente non basterà neanche la recessione, che molti si aspettano nel 2023. In Italia le operazioni di acquisizione e fusione hanno retto all’urto dell’incertezza macroeconomica e geopolitica, mettendo a segno un anno record. È quanto emerso da una survey sugli advisor di m&a condotta da Aifi sulle aspettative per il nuovo anno.
Il mercato dell’m&a nel 2022
Il mercato dell’m&a in Italia, secondo i dati pubblicati da KPMG, ha dimostrato una buona capacità di reagire ad un quadro economico e geopolitico sicuramente complicato. Sono state realizzate, infatti, 1.184 operazioni per un controvalore di circa 80 miliardi di euro. 421 transazioni sono state completate da investitori esteri, +15% rispetto al 2021 per un ammontare di 29 miliardi di euro, +67% rispetto ai 17 miliardi del 2021. I fondi di private equity hanno concluso 131 operazioni per un controvalore di oltre 19 miliardi di euro.
L’importanza del Private Equity
“Questi dati confermano il ruolo da protagonista che ha il private equity come partner affidabile a supporto delle imprese”, afferma Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi. I dati del Pem private equity monitor, osservatorio della Liuc Business School, mostrano l’anno appena conclusosi, come da record: 441 operazioni di private equity, più di una al giorno. Gli operatori alternativi facilitano anche importanti strategie di crescita per acquisizioni, e dai dati di un recente studio Pem, emerge che il 47% delle operazioni di private equity mappate si configura come interventi di aggregazione d’impresa che promuovono e velocizzano il consolidamento aziendale.
Le aspettative per il 2023
Per quanto riguarda il nuovo anno, secondo i dati raccolti, il mercato resterà stabile, con i settori industriale, dell’energia e dell’healthcare particolarmente acquisitivi. Crescerà il comparto dell’m&a dedicato alle attività cross border inbound mentre resterà stabile l’attività delle imprese domestiche in acquisizioni di aziende oltralpe. Il livello dei multipli, secondo il 73% degli intervistati, subirà una correzione al ribasso. Gli add on continueranno ad essere una strategia di creazione di valore, nonostante il costo del financing potrà rendere il mercato molto più selettivo. È possibile che le dinamiche economiche italiane ed europee portino a tempi più lunghi nei processi di exit. Sempre centrale, infine, l’attenzione verso le tematiche di sostenibilità e la centralità.
“Le attese per il mercato m&a nel 2023 sono ottimiste grazie ad una serie di condizioni favorevoli, tra cui le previsioni di crescita del PIL italiano, confermate dalle recenti stime del FMI, la maggiore solidità patrimoniale e i buoni risultati degli intermediari finanziari, il dinamismo di alcuni settori, come l’energy e le infrastrutture, nonché una pipeline di operazioni annunciate molto robusta con un controvalore complessivo di oltre 40 miliardi di euro” ha commentato a We Wealth Max Fiani, Partner di KPMG.
“Nel 2023, malgrado il rialzo dei tassi di interesse e una certa contrazione del credito bancario, non ci aspettiamo riduzioni significative dell’attività di m&a in generale e degli add on in particolare. La ragione sta nel fatto che le motivazioni che spingono le aziende ad aggregarsi (crescita dimensionale, internazionalizzazione, passaggi generazionali) sono sempre più attuali e la disponibilità di capitale non si è ridotta, avendo i Fondi di Private Equity ancora molti soldi da investire. L’eventuale contrazione del credito potrà inoltre essere compensata da un maggiore ricorso ai Fondi di Private Debt, molto attivi sul mercato negli ultimi mesi” commenta invece Filippo Guicciardi, ceo, Equita K Finance