Guerre, volatilità, inflazione. In tempi di incertezza la “palla” degli investimenti torna al centro ed è cresciuto l’interesse dei risparmiatori verso forme di investimento alternative. In un simile contesto anche il calcio, lo sport più popolare del mondo, si sta ritagliando un proprio spazio all’interno delle strategie d’investimento dei piccoli risparmiatori: attratti dall’idea di partecipare alla proprietà di un club calcistico, così come fatto dalle importanti famiglie a capo di Club storici, in molti cercano di conciliare i propri interessi con gli investimenti. Hai mai investito nel calcio? Oggi, in Italia, il club calcistico quotato è solo uno, la Juventus. Negli anni, sono uscite di scena As Roma e Lazio. Ma sono diversi i grandi club europei quotati.
Investire nel pallone
“Rispetto ad un qualsiasi altro investimento, le società di calcio quotate in Borsa sono soggette a una grande varietà di fattori che rendono i titoli volatili, esponendoli a frequenti oscillazioni del proprio valore e a ritorni altalenanti. Infatti, oltre che dal contesto macro-economico e dalla specifica situazione finanziaria, i titoli di club quotati sono fortemente condizionati dai risultati sportivi ottenuti in campo, dal calciomercato in entrata e in uscita, ma anche da eventi che coinvolgono giocatori, allenatori o dirigenti in grado di far muovere in modo repentino il prezzo delle azioni”, commenta Luigi Capitanio Senior Partner di Deloitte.
Deloitte ricorda che “a partire dagli anni ’80, il settore calcistico ha rilevato una sempre maggiore importanza economica all’interno della società, al punto che attualmente le principali squadre sono diventate vere e proprie multinazionali e su alcune di esse è possibile investire in Borsa, non solo in virtù della propria fede calcistica, ma anche in base ai rendimenti attesi in termini finanziari”.
La prima società calcistica a decidere di affrontare la sfida della Borsa è stata la squadra inglese del Tottenham Hotspur, nel 1983, rimanendo l’unico Club quotato fino alla stagione 1987/88 (prima del delisting del 2012). Con l’avvento dei mercati azionari, i manager delle società avevano l’obiettivo di raccogliere capitali per ripianare i debiti e finanziare progetti di investimento.
I numeri
Nel 2002 si raggiunse il numero più alto in Europa di squadre quotate, con 36 squadre listate, in prevalenza inglesi, danesi e turche. L’aumento dei costi e la forte dipendenza dai risultati sportivi portarono molti club ad un delisting. Così, nel corso degli anni, il numero delle società quotate iniziò a scendere: 30 nel 2009, 25 nel 2015, fino a 22 Club nel 2019. Attualmente in Borsa si possono trovare esempi sia nei principali campionati europei (Inghilterra, Francia, Germania, Olanda), sia nelle leghe minori come Portogallo, Turchia, Danimarca, Svezia e Polonia.
L’analisi di Deloitte sui rendimenti
Recentemente sono state analizzate le performance dei maggiori club di calcio quotati, appartenenti a diverse regioni d’Europa, confrontandone l’andamento rispetto ai relativi indici di riferimento: si è studiato il Manchester United, Club inglese quotato al New York Stock Exchange, il Club francese dell’Olympique Lyonnais listato sulla Borsa di Parigi, Ia squadra di Amsterdam dell’Ajax rispetto alla Borsa della stessa città, il Club tedesco del Borussia Dortmund inserito nella Borsa di Francoforte e, infine, si è osservato l’andamento delle azioni delle tre maggiori squadre portoghesi rispetto all’indice del mercato azionario di Lisbona. Nel periodo 2018-2023 i club esaminati hanno perso mediamente il 18% del proprio valore contro una crescita media del 14% circa degli indici azionari di riferimento. Tale andamento risente inevitabilmente delle performance sportive nei campionati di appartenenza e nelle competizioni europee, nonché delle operazioni di calcio-mercato, che le influenzano a loro volta, soprattutto in logica prospettica.
I titoli e la volatilità
Il forte legame tra performance sportiva e performance economica si riflette anche in termini di volatilità del titolo; è infatti sufficiente osservare l’andamento del prezzo delle azioni calcistiche per notare le forti oscillazioni a cui esse sono soggette. “Ne sono un esempio eclatante la campagna acquisti da 126 milioni condotta dall’Olympique Lyonnais in vista della stagione 2019/2020, che ha portato il prezzo delle azioni del club a salire di oltre l’8% tra i mesi di giugno, luglio e agosto, raggiungendo i valori massimi del periodo di riferimento, o l’incredibile cavalcata dell’Ajax in Champions League nel 2019 che, raggiungendo la semifinale, ha visto i prezzi delle proprie azioni registrare nei mesi di marzo e aprile un aumento del valore rispettivamente del 14% e del 18%”, spiega Capitanio.
Se quelli appena riportati sono esempi di variabilità positiva, i prezzi possono allo stesso modo subire forti ridimensionamenti a seguito di sessioni di calciomercato deludenti o risultati sportivi negativi. “Prendiamo ad esempio il mese di giugno dello scorso anno del Manchester United, che ha visto la cessione a parametro zero di calciatori di rilievo come Pogba, Cavani e Matic e il concomitante ritardo nell’acquisto delle prestazioni di nuovi calciatori, traducendosi in un conseguente calo del prezzo delle azioni del 13% rispetto al mese precedente. Nel febbraio del 2019, invece, le azioni del Borussia Dortmund sono scese del 15% a seguito dell’eliminazione dalla Coppa di Germania e della pesante sconfitta in Champions League per 3-0 in casa del Tottenham”. Insomma, investire nel pallone si può e può generare importanti rendimenti a doppia cifra ma si deve essere consapevoli del livello di rischio a cui si va in contro.
L’ azionariato popolare
Deloitte spiega però che coniugare fede e investimento si può. Dalla prospettiva di un tifoso interessato ad impegnarsi per vedere il proprio club di appartenenza crescere, è presente una forma d’investimento alternativa che presenta numerosi vantaggi per il tifoso stesso: l’azionariato popolare che consiste nella diffusione della proprietà del Club fra il pubblico dei propri tifosi, garantendo una gestione societaria in linea con le ambizioni degli stessi, e permettendo alla società di perseguire due obiettivi chiave. Il primo è il rafforzamento del legame fra la società e la propria fan-base. Il secondo consiste nella possibilità di raccogliere stabilmente capitali, attenuando le ripercussioni finanziarie conseguenti agli imprevedibili risultati sportivi della squadra.
Generalmente, questo modello di governance prevede infatti la sottoscrizione da parte dei tifosi-soci di una fee annuale al fine di ottenere diritto di voto nelle scelte societarie e di influenzare le decisioni relative a tematiche controverse (e.g. compravendita di giocatori sul mercato, costruzione di nuovi stadi), contribuendo in questo modo alla crescita del club. In cambio dei capitali forniti alla società, inoltre, i tifosi possono godere di numerosi benefici di varia natura. In concreto, i tifosi ottengono vantaggi commerciali come agevolazioni sull’acquisto di biglietti, di abbonamenti stagionali e merchandise ufficiale (e.g. scontistica sui prezzi, accesso prioritario), promozioni dedicate da partner e sponsor, inviti ad eventi privati organizzati ad-hoc, fruizione di contenuti esclusivi, oltre che gadget commemorativi e personalizzati. Conoscevi questo tipo di “investimento”?.
L’esempio estero
Questo modello di governo è principalmente diffuso in Germania, dove, a partire dal 1999, la proprietà dei Club non può essere nelle mani di un singolo azionista per più del 50%. Ciò accade, in tutte le principali squadre tedesche, ad eccezione del Bayer Leverkusen. Il Bayern Monaco ad esempio, è partecipato al 75% dall’associazione dei tifosi, con la restante parte delle azioni di proprietà di Audi, Adidas e Allianz, ciascuna con una quota del 8,33%. Anche in Spagna si trovano importanti casi di azionariato popolare: il Barcellona, ad esempio, vede la totalità delle proprie quote societarie detenuta dall’associazione polisportiva con medesimo nome, di cui i tifosi possono diventare soci ma non proprietari. Nel modello spagnolo, la massima espressione dei poteri decisionali spettanti ai soci del Club consiste nel diritto di voto per l’elezione del presidente della squadra.
Le analisi sopra descritte dimostrano come la complessità del business in cui le squadre di calcio operano, così come l’emotività degli investitori appassionati di calcio, sono tutti fenomeni da tenere in considerazione di fronte a questa tipologia di investimenti. Ti interessa approfondire questo tema?
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