In questo stesso periodo, un anno fa,
la recessione appariva quasi certa in buona parte del mondo
sviluppato. L’atterraggio morbido, invece, è la previsione dominante
in questo fine 2023. Paul Donovan, capo economista di Ubs Global
Wealth Mangement, ha sottolineato quanto sia importante la capacità
di spesa del ceto medio per sostenere questo scenario. Nel 2024 si
prevedono cali nell’inflazione e tagli dei tassi nel 2024, secondo
Donovan, che invita, però, alla cautela verso i bond high yield. Le
riflessioni di lungo termine sulla Cina, la copertura dai rischi
geopolitici e la minore sicurezza sui Treasury Usa offrono un ampio
quadro sulla complessità dell’economia mondiale guardando al
prossimo anno.
Paul Donovan, come si prepara l’allocazione in vista di un atterraggio morbido dell’economia?
Penso che l’anno scorso le discussioni in merito alla recessione fossero esagerate: i mercati hanno sottovalutato la resilienza dei consumatori del ceto medio. Questo è importante quando pensiamo allo scenario di atterraggio morbido, perché si basa sull’ipotesi che il ceto medio continui ad offrire supporto alla crescita. Tuttavia, un atterraggio morbido implica comunque un rallentamento economico. In questo contesto ci aspettiamo ulteriori cali nell’inflazione e che le banche centrali inizieranno a tagliare i tassi dalla metà del prossimo anno. Si tratta di circostanze che dovrebbero essere favorevoli al reddito fisso ad alto rating. Ci aspettiamo che i rendimenti scenderanno nel 2024; a partire da inizio novembre i mercati hanno iniziato a prezzare questa previsione.
Perché siete più cauti sui bond high yield?
Al momento il rapporto fra rischio e rendimento nei bond speculativi non è così attraente al momento, perché il rallentamento economico aumenta in qualche modo il rischio di credito. Il nostro scenario base è che ci sarà un atterraggio morbido, con qualche problema per l’high yield; ma nel nostro scenario più severo ne avrebbe molti. Quindi, quando esprimiamo una preferenza per il debito ad alto rating ci basiamo sul fatto che si possa ottenere un rendimento ragionevole, ma con molto meno rischio in uno scenario di rallentamento. Questo non vuol dire che dobbiamo vendere tutti i junk bond in portafoglio, ma solo che è attualmente non è per noi una scelta preferenziale.
Il rallentamento dell’economia cinese riduce la sua attrattiva per gli investimenti a lungo termine?
La Cina inevitabilmente avrà un tasso di crescita più ridotto nei prossimi anni. Eravamo già abituati all’idea che la Cina non sarebbe più cresciuta a un ritmo del 7-8% annuo e forse non raggiungerà neanche un 5-6% a lungo termine. Saremo sul 3-3,5% all’anno e dobbiamo adeguarci a queste previsioni. Quest’anno c’era troppo ottimismo sul recupero della domanda interna cinese dopo la fine delle politiche Zero covid: molta parte dei consumatori cinesi ha usato i suoi risparmi durante la pandemia per sopravvivere. I consumatori cinesi sono tornati a viaggiare, ma stanno spendendo meno durante queste esperienze. C’è riluttanza a spendere molto e c’è il desiderio di ricostituire i propri risparmi per via delle incertezze sul futuro.
Abbiamo sopravvalutato la capacità di risposta del governo cinese?
Penso che il governo possa contenere complessivamente la crisi del mercato immobiliare. Teniamo conto che buona parte del sistema bancario è controllato dallo Stato e che si potrà gestire la crisi eventualmente con più spesa pubblica. Penso, però, che il governo stia cercando di evitare un choc negativo, non vedo, invece, lo sforzo per dare all’economia uno choc positivo. Le imprese stanno rivedendo i propri investimenti in Cina. La composizione della crescita cinese sta cambiando e una crescita eventualmente guidata dalla spesa pubblica offre meno opportunità di investimento rispetto alla crescita guidata dalle esportazioni.
I rischi geopolitici sono molto superiori oggi, rispetto a soli due anni fa: l’oro è una risposta per proteggere il patrimonio dagli scenari peggiori?
I rischi geopolitici sono aumentati di recente, ma vale la pena ricordare che l’oro non è sempre un asset sicuro. Nel 1933, per esempio, il presidente americano F. Roosevelt nazionalizzò tutto l’oro del Paese. Riteniamo che la componente difensiva dovrebbe essere distribuita su una pluralità di asset, anche perché l’oro è denominato in dollari e questo implica una presa di posizione anche sul futuro andamento della moneta. Molti dei rischi geopolitici attuali sono collegati a possibili crisi energetiche, pertanto un modo per coprirsi da quei rischi è incrementare l’esposizione alle società energetiche, che potrebbero trarre vantaggio da un aumento dei costi delle materie prime.
Con il debito crescente negli Stati Uniti e l’ipotesi di un ritorno di Donald Trump alla presidenza c’è chi ritiene i Treasury Usa molto meno sicuri di un tempo. E’ così?
Non credo che siano ‘molto meno sicuri’, ma è corretto affermare che ci sono rischi in aumento. In primo luogo che le discussioni sul tetto del debito e di possibili shutdown si ripetano periodicamente, il che solleva spesso l’ipotesi che i Treasury non riescano a onorare i pagamenti a breve termine. Si tratta di incertezze che non esistevano una trentina di anni fa. Il secondo rischio è rappresentato dalla crescente polarizzazione della politica americana: vent’anni fa il repubblicano più liberal si trovava alla sinistra del democratico più conservatore. C’era quindi una sovrapposizione che rendeva i compromessi fra i due partiti molto più facili. Ora, invece, le posizioni sono molto distanti. Il problema di questa polarizzazione è che crescono le difficoltà di avere un debito sostenibile a lungo termine negli Usa, a prescindere dal suo rapporto sul Pil. La sostenibilità richiede un certo grado di compromessi. Riguardo agli effetti di un secondo termine per Trump, la questione è complicata. Gli scenari sarebbero molto diversi se i repubblicani avessero il controllo del Congresso o meno. Nelle politiche fiscali Trump sarebbe molto limitato da un eventuale maggioranza democratica al Congresso.
Articolo tratto dal n° di dicembre di We Wealth.
Abbonati subito qui per leggere ogni mese il tuo Magazine in formato cartaceo o digitale