Mentre il 2022 volge al termine, le considerazioni sul mercato azionario sono, ovunque, piuttosto negative. Con un’unica grande eccezione: il settore energetico. Da inizio anno al 21 dicembre l’S&P 500 Energy ha portato a casa una performance superiore al 56%, contro un rosso del -18,63% per l’indice S&P 500 generale e un -5,30% del settore difesa – nonostante gli investimenti bellici in aumento.
!function(){“use strict”;window.addEventListener(“message”,(function(e){if(void 0!==e.data[“datawrapper-height”]){var t=document.querySelectorAll(“iframe”);for(var a in e.data[“datawrapper-height”])for(var r=0;r<t.length;r++){if(t[r].contentWindow===e.source)t[r].style.height=e.data["datawrapper-height"][a]+"px"}}}))}();
Anche in Europa l’indice settoriale Euro Stoxx Energy ha messo a segno un +24,28% da inizio anno, contro una performance negativa del -12,86% per lo Stoxx 600 “generale”.
L’aspettativa a breve termine è che gli aumenti dei prezzi energetici osservati nel 2022, trainati dal gas, possano tirare un po’ il fiato nella prima parte del 2023. Quello che accadrà dopo, la sfida agli approvvigionamenti energetici in vista dell’inverno del 2024, potrebbe di nuovo allontanare i prezzi dalla normalizzazione. Prima di approfondire questo punto, però, è importante sottolineare come, al momento, una buona parte degli analisti continui a credere nelle azioni attive nel comparto energetico anche in vista del prossimo anno, nonostante il forte rally già messo in saccoccia.
“Nonostante l’energetico abbia rappresentato il miglior settore del 2022, la tendenza sembra restare ancora forte per poter esser cavalcata” ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach, “proprio l’energia rappresenta il settore che vede il maggior numero di analisti ottimisti per il 2023, con un valore che si assesta al 63%. Con i decisi guadagni del 2022 – ha aggiunto Debach – e con il ciclo che pian piano vede meno favorite le commodities, si potrebbe tuttavia valutare eventuali prese di profitto, per mantenere bilanciato il peso del proprio portafoglio”.
Attualmente, secondo i dati FactSet, il settore energetico è quello che vede la maggior percentuale di rating “buy” (63% contro una media del 55%) – che anticiperebbe altri mesi di performance robuste, sostenute da flussi di utili in entrata sostenuti dall’elevato prezzo dell’energia.
Da qui, l’invito a “comprare”. FactSet è sollecita nel ricordare come alla fine dello scorso anno molti dei settori che avevano avuto meno appeal nei rating, come le utility, sono finiti fra i migliori performer del 2022 (mente la tecnologia, nonostante i rating positivi è caduta rovinosamente.
Stando alle previsioni, il comparto energetico, negli Stati Uniti, rappresenterà il 9% degli utili delle società incluse nell’indice S&P 500, pur rappresentando solo il 5% del peso in tale indice, ha affermato il senior manager director di Evercore ISI, Julian Emanuel, a Yahoo Finance, che ha sottolineato come le valutazioni di questo settore restino più contenute rispetto alla media.
Dove vanno i prezzi dell’energia
“L’outlook per il 2023 per quanto riguarda il petrolio resta ancora rialzista, nonostante i rischi di rallentamento economico. Infatti, il rischio di prezzi “alti più a lungo” è guidato dall’offerta, con i rischi della domanda ben noti e la nuova produzione iraniana come jolly”, ha affermato Debach, “la trivellazione globale rimane depressa, ancora del 50% al di sotto dei massimi precedenti. Nel frattempo, gli Stati Uniti si stanno avvicinando alla fine delle vendite del loro enorme SPR (Strategic Petroleum Reserve) e ora l’attenzione si sposterà sulla ricostruzione a lungo termine delle scorte strategiche dai minimi di 38 anni”. A sostenere ulteriormente la domanda nel Vecchio Continente, sarà poi “l’embargo imposto il 5 dicembre sulle importazioni di petrolio dalla Russia, porterà l’Europa a cercare 1,5 mld di prodotto altrove, mentre i futures sul petrolio WTI sono fortemente in backwardation, il che è positivo per i prezzi”.
Sul fronte del gas, ha concluso Debach, “resta il rischio Europa, con gli Stati Uniti che hanno sopperito alla minore fornitura di gas russo grazie all’offerta di gas naturale liquefatto (Gnl), raddoppiando le vendite in Ue, con una quota del 44% sul totale di acquisti nei primi nove mesi del 2022. Vista una possibile ripresa della domanda asiatica e con lo scandalo degli acquisti europei di Gnl russo, aumentati del 46% da inizio anno, di difficile riproduzione nel 2023, le prospettive sono maggiormente incerte, con una volatilità che potrebbe nuovamente presentare il conto”.