175 nazioni si sono impegnate a firmare un trattato internazionale giuridicamente vincolante entro il 2024 che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione allo smaltimento
Il passaggio a un’economia circolare potrebbe ridurre il volume della plastica negli oceani di oltre l’80% entro il 2040. Inoltre, consentirebbe ai governi di risparmiare 70 miliardi di dollari e di creare 700mila posti di lavoro aggiuntivi
I numeri dell’industria da 522 miliardi
La produzione di plastica, nei dati raccolti dall’Unep, è balzata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 348 milioni di tonnellate nel 2017. Si parla di un’industria globale dal valore di 522,6 miliardi di dollari e si stima che raddoppierà la sua capacità entro il 2040. Negli oceani, in particolare, confluiscono ogni anno ben 11 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica (un dato che potrebbe triplicare nei prossimi 18 anni). Il passaggio a un’economia circolare, invece, potrebbe ridurre il volume della plastica negli oceani e le emissioni di gas serra rispettivamente di oltre l’80% e il 25% nello stesso periodo. Inoltre, consentirebbe ai governi di risparmiare 70 miliardi di dollari e di creare 700mila posti di lavoro aggiuntivi.
Blue economy: a che punto siamo
Restando sugli oceani, secondo una recente analisi di Mainstreet Partners, entro il 2030 la blue economy (termine che indica un utilizzo sostenibile delle risorse oceaniche volto a favorire la crescita economica e a migliorare i mezzi di sussistenza e l’occupazione, preservando al contempo la salute degli ecosistemi oceanici, ndr) crescerà a un ritmo doppio rispetto all’economia tradizionale. E il mondo finanziario sta già giocando la sua parte nella conservazione di oceani, mari e risorse marine. A partire dalle emissioni di “blue bond” che puntano a raccogliere capitali da investitori d’impatto per finanziare progetti marini e oceanici con un impatto positivo su ambiente, economia e clima. Basti pensare a quello emesso dalla Repubblica delle Seychelles nel 2018 che ha raccolto oltre 15 milioni di dollari. O all’obbligazione blu lanciata nel 2019 dalla Banca Mondiale, che è giunta a raccogliere 10 milioni di dollari da investitori istituzionali e individuali.