Secondo quanto rilevato dal Bureau of Economic Analysis, che ha pubblicato giovedì la seconda lettura dei dati preliminari, il Pil americano è salito del 3,2% su base trimestrale, facendo meglio delle attese degli analisti che indicavano un recupero del 2,9% come nel trimestre precedente. Tuttavia quella che a prima vista sembra essere una buona notizia per i mercati, a ben vedere tanto buona non lo è.
I dati macroeconomici
Tant’è che Wall Street ha chiuso in territorio ampiamente negativo, con l’S&P 500 che a fine giornata perdeva l’1,45%. Oltre ai dati sul pil, anche il mercato del lavoro non è di supporto, con le letture settimanali dei sussidi di disoccupazione che indicano ancora un mercato troppo resiliente. Infine, a contribuire alla pressione ci ha pensato il dato sull’inflazione maggiormente preferito dalla Fed, ovvero i PCE Core. Con le attese poste ad un calo nel terzo trimestre al 4,6% la lettura ha invece evidenziato una crescita del 4,7% (come da passato trimestre). Dati che, secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, confermano l’impegno della Federal Reserve ad aumentare i tassi d’interesse e a mantenerli più a lungo.
Le buone cattive notizie
In questo conteso, come spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro, è normale che le buone notizie macroeconomiche possano trasformarsi in pressione al ribasso sui listini. “Il nuovo paradosso è che si desidera che l’economia entri in recessione, che la disoccupazione salga così che la Fed possa uscire dalla sua politica restrittiva e sostenere nuovamente il mercato a suon di liquidità” spiega Debach. Tant’è che il sentiment degli investitori è evidente, con i timori per una prossima correzione, alla luce dei dati macro, che faticano a nascondersi. L’equity put/call ratio mercoledì scambiava sui livelli mai assisti in passato a ben 2 dollari: ovvero i volumi delle scommesse ribassiste (put) erano il doppio rispetto a quelle delle scommesse rialziste (call).
Il Rally di Santa Claus
Ad ogni modo gli ultimi giorni dell’anno potrebbero essere all’insegna del sereno per Wall Street. “Oggi inizia il periodo del cosiddetto Rally di Santa Claus, che vede gli ultimi cinque giorni di negoziazione dell’anno e i primi due dell’anno successivo. Storicamente risulta che questi sette giorni, dati dal 1950 ad oggi, sono stati piuttosto allegri, offrendo in media un rendimento del +1,33%. Rendimenti positivi che si sono verificati il 79% delle volte. Attenzione tuttavia a come, nelle ultime cinque volte in cui il periodo è stato negativo si è assistito a cali per il mese di gennaio” conclude Debach.