State Street Global Advisor ha pubblicato i risultati di “The Future of Fixed Income”, indagine globale condotta su 700 fondi pensione, endowment, fondazioni e fondi sovrani, oltre che su gestori patrimoniali e asset manager
Gli intervistati sono particolarmente interessati ad aumentare le allocazioni in prestiti bancari (51%) e in obbligazioni indicizzate all’inflazione (42%) nei prossimi 12 mesi.
Mentre i prezzi scendono, e i rendimenti si alzano – complice il rialzo dei tassi e l’inflazione che avanza – rendendo le obbligazioni un investimento sempre più interessante, gli investitori istituzionali stanno cambiando le loro strategie sul reddito fisso. È quanto emerso dall’indagine “The Future of Fixed Income” di State Street Global Advisors, condotta presso gli investitori istituzionali per comprendere la loro opinione sull’attuale situazione del mercato obbligazionario e sull’allocazione degli investimenti in un contesto di persistente volatilità del mercato.
La ricerca
Secondo molti investitori stanno aggiungendo investimenti nel credito privato alle allocazioni sul debito governativo e societario. Inoltre, si stanno dimostrando interessati a nuovi approcci sistematici alle obbligazioni per contrastare l’impatto dell’aumento dei prezzi. “La nostra ricerca conferma che con il notevole aumento dei rendimenti, gli investitori desiderano trovare un equilibrio tra rischio e rendimento nei loro portafogli. Questo li porta a spingersi oltre i tradizionali investimenti obbligazionari governativi e corporate” ha dichiarato Gaurav Mallik, chief investment strategist di State Street Global Advisors. “Ora è il momento di fare scelte strategiche per gli investitori istituzionali che stanno trovando sempre maggiori opportunità per associare asset privati con esposizioni liquide negoziate in borsa. Mentre gli investitori attraversano questo periodo di volatilità, siamo ben posizionati per offrire loro la possibilità di accedere a nuovi approcci, soddisfare i loro maggiori obiettivi di investimento, gestire le loro allocazioni e i loro flussi.”
Nuove fonti, nuovi approcci
Dato che i mercati rimangono volatili e sembra profilarsi una recessione, gli investitori stanno considerando con crescente attenzione anche tipologie di fonti di rendimento alternative.
- Mentre gli investitori si adeguano al mercato attuale ed esaminano la duration del loro portafoglio, gli intervistati sono particolarmente interessati ad aumentare le allocazioni in prestiti bancari (51%) e in obbligazioni indicizzate all’inflazione (42%) nei prossimi 12 mesi.
- Circa un terzo degli investitori (31%) negli ultimi 9 mesi ha scelto di ridurre le proprie allocazioni nell’obbligazionario tradizionale a favore di strumenti alternativi e un ulteriore 29% ha dichiarato di avere intenzione di farlo nei prossimi 12 mesi. Coloro che cercano rendimenti negli strumenti alternativi sono più numerosi di coloro che prediligono la liquidità.
- Mentre solo il 14% degli intervistati a livello globale ha aumentato le proprie allocazioni nell’obbligazionario negli ultimi nove mesi, un numero maggiore di intervistati (19%) afferma di avere in programma di aumentarle nel corso del prossimo anno.
- Gli investitori stanno mostrando interesse verso nuovi approcci basati sui dati per l’obbligazionario attraverso strategie sistematiche. Più della metà (59%) degli investitori che stanno esplorando queste strategie dichiara di volerle utilizzare per sostituire le strategie attive esistenti.
Voglia di indicizzazione
La capacità dell’indicizzazione di catturare l’intero potenziale di rendimento anche delle esposizioni obbligazionarie più complesse, in modo estremamente conveniente, significa che la gestione attiva non è più la scelta predefinita per gli investitori nel mercato obbligazionario. L’indagine ha rilevato che:
- Oltre un terzo (37%) degli intervistati dichiara che più del 20% del proprio portafoglio obbligazionario è allocato in strategie indicizzate. Per gli investitori di maggiori dimensioni, ovvero quelli con AUM superiori a 10 miliardi di dollari, la percentuale sale al 57%.
- Il 46% degli intervistati concorda di essere “parecchio sotto pressione per massimizzare in modo più efficiente le commissioni” nell’obbligazionario.
- Più di due terzi (76%) degli intervistati non prevede di apportare modifiche significative alla propria composizione di indici e strategie attive nei prossimi 12 mesi. Fra coloro che si propongono di fare dei cambiamenti, aumenteranno significativamente la loro allocazione complessiva nell’obbligazionario in strategie indicizzate (14%) rispetto alle strategie attive (10%).
L’esg è in cima all’agenda fixed income
A emergere come priorità principale per alcuni investitori istituzionali è l’esg, e non la gestione degli effetti dell’inflazione e del rialzo dei tassi d’interesse. Il report ha evidenziato che:
- Più di un terzo (39%) degli intervistati afferma che la piena integrazione dei criteri ESG è la priorità più importante da affrontare nelle proprie allocazioni nell’obbligazionario nei prossimi 12 mesi.
- Quasi la metà degli investitori ha integrato i fattori ESG all’interno delle obbligazioni corporate high yield (47%). Anche il credito investment-grade (44%), il debito dei mercati emergenti e i titoli sovrani (ciascuno al 41%) stanno facendo buoni progressi, ma il debito cartolarizzato (27%) continua a rappresentare una sfida.