Rocky Fishman, uno strategist di Goldman Sachs, ha messo in evidenza come la liquidità del mercato azionario americano sia la più bassa dal marzo 2020, il mese segnato dal coronacrash
La liquidità di un mercato esprime la facilità con la quale chi intende vendere un asset trova, dall’altra parte, un altro soggetto pronto a comprare. Quando la liquidità scende, le fluttuazioni verso l’alto o verso il basso, si amplificano
La liquidità di un mercato esprime la facilità con la quale chi intende vendere un asset trova, dall’altra parte, un altro soggetto pronto a comprare. Quando la liquidità scende, le fluttuazioni verso l’alto o verso il basso, si amplificano. In particolare, Rocky Fishman, uno strategist di Goldman Sachs, ha messo in evidenza come la liquidità del mercato azionario americano sia la più bassa dal marzo 2020, il mese segnato dal coronacrash.
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Lo stato della liquidità dei mercati si evince dal volume di e-mini S&P 500 index future, un derivato che i trader utilizzano per scommettere sul futuro andamento del mercato azionario Usa, che è possibile scambiare al prezzo corrente: lo scorso gennaio è stato toccato un minimo di 2,2 milioni di dollari di future scambiabili a prezzo corrente. Ciò, in sintesi, indica una minore liquidità del mercato.
Questo fenomeno è stato in parte responsabile della grande volatilità osservata su alcuni dei titoli citati in apertura. “Una liquidità debole lascia lo spazio a potenziali movimenti sproporzionati sui mercati”, ha affermato Fishman, citato dal Financial Times, “ dal marzo 2020 non ho più visto niente del genere”.
Il contesto macroeconomico che sta attraversando Wall Street, unito a eventuali sorprese sui conti trimestrali delle aziende ha dato un ulteriore contributo all’incremento della volatilità.
In particolare, i titoli tecnologici che hanno raggiunto valutazioni estremamente elevate negli anni della pandemia devono fare i conti con il mutamento delle politiche monetarie e al rialzo dei tassi. Questi titoli appartenenti alla categoria growth tendono ad essere particolarmente sensibili ai cicli di stretta monetaria e all’aumento dell’inflazione.
“Si osserva questa intersezione di macro/politica monetaria e allo stesso tempo notizie micro relative ai profitti delle aziende”, ha detto Ron Temple, capo delle azioni Usa presso Lazard AM. Si può dunque comprendere la ragione della forte “sensibilità” dei mercati verso un possibile deterioramento del business di queste aziende, alla lettura delle ultime trimestrali, come i casi di Netflix e Meta hanno recentemente dimostrato.