In media la carriera di uno sportivo dura quindici anni. In questo lasso temporale si dovrà costruire un’area di protezione della persona e del reddito, con una componente di riserva, per salvaguardare il patrimonio dall’erosione del potere di acquisto. E dedicare una quota alla previdenza e una agli investimenti
In Italia sono due i regimi “agevolati” per gli sportivi professionisti: per i neo residenti è prevista una tassazione fissa di 100mila euro sui redditi esteri. Per i rimpatriati, invece, i redditi percepiti sono detassati al 50% con un contributo dello 0,5% sulla base imponibile
Le cinque regole auree per la gestione del patrimonio
La prima è accantonare sistematicamente almeno il 30% dei propri guadagni in strumenti mobiliari, preferibilmente assicurativi (unit linked e fondi pensione), “anche per evitare aggressioni da terze parti. In tal modo lo sportivo professionista avrà la possibilità di creare un “conto mentale” che potremo definire cassetto formica, ricordandogli la cinica ma realistica favola di Esopo, che tanto si avvicina ahimè, ai dati di povertà evidenziati. Attraverso questo cassetto si realizzerà la creazione di un montante generatore di reddito (proventi, cedole, rendite finanziarie)”, dice Nobile. La seconda regola è diversificare. “Sembrerà banale, ma anche qui una metafora rupestre calza a pennello: perché il contadino non pianta solo un tipo di ortaggio? Se una calamità dovesse abbattersi sul suo raccolto, sarebbe spacciato”. Ancora, è necessario affidarsi a un eccellente studio commerciale. “Qui non può assolutamente valere il proverbio del “chi fa da sé fa per tre”. Così come gli sportivi professionisti eccellono nella loro disciplina, gli stessi dovranno avere la capacità di delegare a seri professionisti capaci di dare una consulenza commerciale ampia e competente e di eccellenza” e lo stesso vale per quanto riguarda la consulenza professionale. “Spesso in tandem con lo studio commerciale – continua Nobile – la figura del consulente patrimoniale diventa pietra miliare nelle regole auree da seguire, poiché è il professionista che si occuperà in prima persona di gestire ed investire i risparmi accantonati. Sarà alla ricerca di opportunità globali, geografiche e settoriali, ispirandosi al principio del buon padre di famiglia e occupandosi dell’efficientamento del rapporto costi benefici”. E infine, ogni sportivo professionista prudente dovrà servirsi di un’agenzia o un procuratore che possa gestire immagine, diritti e stampa tramite apposita società. “Partecipando a eventi, spettacoli, esibizioni lo sportivo potrà rafforzare il suo personal branding e nel contempo far lievitare i compensi complessivi. L’agenzia specializzata si occuperà di questo e filtrerà i rapporti con la stampa, rilevanti per l’immagine”.
La pianificazione fiscale
Manca ancora un ingrediente, ovvero la pianificazione fiscale. Quando vengono acquistati e venduti dalle squadre, gli sportivi sono spesso costretti a spostarsi. Ma conviene che cambino residenza dal punto di vista fiscale?
“Il tema della fiscalità degli sportivi professionisti diventa di rilievo quando essa assume carattere di internazionalità – risponde il private banker – I princìpi a cui far riferimento sono due: il principio della tassazione mondiale e la non esclusività dell’imposizione dei redditi percepiti dagli sportivi.
Il primo prevede che la tassazione spetti al paese di residenza fiscale, il secondo detta la regola che i redditi vengano tassati nello Stato in cui le attività sportive sono svolte. Assume quindi rilevanza assoluta la verifica delle così dette convenzioni bilaterali da un lato e del regime fiscale dello Stato estero in cui eventualmente si vada a stabilirsi”.
In Italia sono due i regimi “agevolati” per gli sportivi professionisti che trasferiscono la residenza. Quello definito regime per i neo residenti (introdotto nel 2017 dall’articolo 24-bis del Tuir), che prevede una tassazione fissa di 100mila euro sui redditi esteri, quindi molto appetibile per quegli sportivi che mantengono all’estero beni quali imprese, patrimoni e attività varie. “Altro regime agevolato è quello dei lavoratori rimpatriati, che prevede la detassazione al 50% dei redditi percepiti con un contributo dello 0,5% sulla base imponibile. “Viceversa – continua Nobile – a seconda del Paese estero dove si va la tassazione applicabile varia. Di recente ad esempio si è molto parlato di Montecarlo, dove non vi è alcuna tassa sui redditi delle persone fisiche e neanche sulle imprese che realizzano più del 75% del loro volume di affari all’interno del Principato non vi è tassazione. D’altra parte anche a Monaco le società i cui redditi provengono da sfruttamento di marchi, brevetti e produzioni artistiche vengono tassate al 33,33%”.
Pianificazione patrimoniale: i passi da compiere
Come tutti i professionisti, anche lo sportivo (non solo il calciatore), per una corretta pianificazione patrimoniale deve partire dalla Tutela del cosiddetto capitale umano. “Aspetto che diventa rilevante, poiché a differenza invece degli altri professionisti, l’attività dello sportivo si concentra fortemente a livello temporale – dice ancora Nobile – Tranne casi eclatanti i quindici anni sono il paradigma di riferimento. Le considerazioni da fare quindi riguarderanno innanzitutto la costruzione di una area di Protezione, che garantisca continuità patrimoniale, e salvaguardi la persona e il reddito”.
Gli step successivi saranno relativi invece alla creazione di una componente di Riserva, che avrà il compito di proteggere il patrimonio dalla erosione del potere di acquisto. “Si passerà a creare una parte relativa al mantenimento del tenore di vita futuro, che chiameremo Area Previdenza – aggiunge il pb – Inizieremo dunque a valutare la costruzione di portafogli di Investimento, nell’area dedicata. Infine valuteremo insieme in maniera residuale la gestione più speculativa di una parte del patrimonio. In tal modo tracceremo una rotta, che ci permetterà di prestabilire un percorso, che eventualmente muteremo, al mutare delle condizioni esterne o intere. Solo così saremo certo di raggiungere gli obiettivi prefissati”.
Resta da capire quali strumenti siano più efficienti per raggiungere questi obiettivi. Ma non esiste a questo riguardo una risposta univoca.
“Per definire efficiente uno strumento bisogna sempre legarlo allo svolgimento delle proprie funzioni ed al raggiungimento dei propri fini – risponde Nobile – Quindi più che su particolari strumenti, io focalizzerei l’attenzione sui bisogni palesi, ma ancor di più su quelli nascosti, agli occhi degli sportivi professionisti”.
Dunque, a titolo puramente esemplificativo se si volesse ottenere un effetto segregativo sul patrimonio immobiliare “si potrebbe utilizzare un fondo patrimoniale o un vincolo di destinazione. Viceversa si potrebbe utilizzare un trust o un affidamento fiduciario per poter proteggere altre tipologie di beni – continua Nobile – Si parla tanto di un inasprimento fiscale da patrimoniale straordinaria. Orbene, utilizzando magari gli strumenti che già oggi hanno dei benefici fiscali quali Pir, Fondi Pensione e Polizze Assicurative, magari avremo più possibilità di non essere colpiti. Rimane comunque rilevante l’emersione dell’obiettivo da raggiungere, senza il quale qualsiasi strumento, anche il più sofisticato, diventa inefficiente”.