Per il comparto automobilistico le previsioni sull’impatto della crisi dei semiconduttori continuano a peggiorare. Le ultime stime della società di consulenza manageriale AlixPartners vedono ora una contrazione della produzione globale da 7,7 milioni di unità
L’erosione delle scorte comporterà un crescente allontanamento fra domanda e offerta di vetture, che si tradurrà, fra le altre cose, in un aumento dei prezzi per le auto nuove
Secondo una nuova serie di previsioni elaborate dalla società di consulenza manageriale AlixPartners i costruttori di veicoli globali, nel 2021, produrranno 7,7 milioni di unità in meno a causa della crisi dei chip e di altre interruzioni, contro una precedente stima elaborata lo scorso maggio a -3,9 milioni. Di conseguenza, il fatturato dell’industria automobilistica avrà subito entro fine anno un impatto da 210 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai 110 miliardi previsti dalla stessa AlixPartners circa quattro mesi fa. Non è la prima revisione in senso peggiorativo: a gennaio l’azienda aveva stimato un impatto da 61 miliardi.
“Certo, tutti speravano che la crisi dei chip si sarebbe attenuata in tempi più brevi, ma eventi sfortunati come il lockdown in Malesia e altri problemi hanno peggiorato le cose”, ha detto in una nota Mark Wakefield, co-leader globale per il ramo automotive di AlixPartners.
Produrre meno auto significherà, per i prossimi mesi, realizzare anche meno vendite: una conseguenza che non si era ancora concretizzata dal momento che case automobilistiche avevano potuto soddisfare gli ordini attingendo dalle scorte. “Il barile è vuoto, non c’è più niente da raschiare”, ha dichiarato a Bloomberg Dan Hearsch, managing director della pratica automobilistica e industriale di AlixPartners, “andando avanti, le vendite ne soffriranno… perché in precedenza c’era abbastanza inventario da cui attingere; ora non c’è più”.
Ma a frenare il settore automobilistico non saranno solo i chip. Per tutta una serie di materiali necessari alla produzione di auto, ha aggiunto Hearsch, non ci sono più spazi per assorbire eventuali mancanze nelle forniture: “praticamente qualsiasi carenza o interruzione della produzione in qualsiasi parte del mondo colpisce le aziende a livello globale”.
Le prospettive future e l’andamento dei mercati
Segnali di miglioramento per il prossimo anno non sembrano ancora all’orizzonte: “Francamente, la situazione non sta migliorando, la gente si sta convincendo del fatto che questo fatto”, la crisi dei semiconduttori, “durerà molto più a lungo di quanto tutti noi non avessimo immaginato”.
Negli ultimi mesi l’andamento di Borsa dei maggiori titoli automobilistici non si è allontanato troppo dalla media del mercato. Rispetto all’indice diversificato globale MSCI All Countries World Index USD il settore automotive (NASDAQ OMX Global Automobile) ha sottoperformato, ma non in modo drastico (12,06% al 23 settembre contro 10,01%). Le opportunità legate a questa fase si sono concentrate, piuttosto, sui titoli dei produttori di semiconduttori. Nello stesso periodo, infatti, l’indice che traccia il settore dei chip, il PHLX Semiconductor Index, ha guadagnato oltre il 22% (e quasi il 59% negli ultimi 12 mesi).
La crisi dei semiconduttori e la riduzione della produzione di auto andrà anche a colpire consumatori. Lo scorso luglio un rapporto della compagnia assicurativa Euler Hermes aveva indicato come nel mercato europeo lo squilibrio fra domanda e offerta di automobili si sarebbe protratto fino alla prima metà del 2022. Questo offrirà alle case automobilistiche un’opportunità “unica” per aumentare i prezzi dopo anni di limitazioni, aveva aggiunto Euler Hermes. In Italia e Spagna la compagnia aveva previsto rincari medi fra il 2,4% e il 5,8%; in Germania fra il 4 e il 10% e in Francia fra lo 0,8 e il 5%.