Verso un tetto ai compensi dei manager
Nel solco del proposito di razionalizzare l’utilizzo del denaro pubblico e stringere sulle spese a carico dello Stato, il ministro Giorgetti ha di recente annunciato che la manovra di Bilancio porterà con sé degli interventi anche sugli stipendi delle figure apicali delle imprese pubbliche (e non solo).
Più nel dettaglio, stando a quanto emerge dalle ultime dichiarazioni, la manovra di Bilancio 2025 introdurrà un limite ai compensi per i manager di società pubbliche, a partecipazione pubblica e per tutti i soggetti giuridici che ricevono contributi dallo Stato.
Il tetto agli stipendi è stimato a 160 mila euro (lordi) per le Pubbliche amministrazioni e per le società finanziate dallo Stato. In realtà, la stretta riguarderebbe anche i manager delle società private che potrebbero andare incontro a ribassi sulle stock options.
Il principio che fa da guida a questa proposta è quello secondo cui le figure dirigenziali degli enti pubblici non possono percepire indennità di fatto superiori a quelle del presidente del consiglio dei ministri.
Al via una stretta sulle plusvalenze da Bitcoin?
Il momento potrebbe non essere dei più floridi neppure per chi investe nella galassia delle criptovalute.
Infatti, sembrerebbe che il Governo stia preparando una misura volta a portare dal 26% al 42% la tassazione sulle plusvalenze generate con operazioni su Bitcoin.
Questa proposta ha immediatamente sollevato contestazioni nel mondo Cripto. In effetti, come hanno rilevato molti operatori e professionisti del settore, la scelta di innalzare così tanto la tassazione sulle plusvalenze da bitcoin potrebbe portare a numerose conseguenze negative, a danno di tutto il settore e non solo.
In primo luogo, è stato contestato che tale innalzamento, dal 26 al 42%, sarebbe latamente discriminatorio rispetto alla tassazione prevista per gli altri investimenti finanziari.
Inoltre, è stato fatto notare che detta scelta potrebbe innescare una fuga all’estero degli investitori di cripto.
Cosa aspettarsi per il 2025?
Per rispondere, per grandi linee (dato che alcuna legge è ancora pronta), a questa domanda occorre prendere in esame il Documento Programmatico pubblicato dal Mef.
Come si evince da detto documento, la politica di bilancio per il 2025, è finalizzata a sostenere la crescita dell’economia nazionale e a garantire, al contempo, l’equilibrio socioeconomico e la sostenibilità della finanza pubblica.
In questo senso, a decorrere dal 1° gennaio 2025, al fine di proseguire nell’attuazione della riforma fiscale, bisogna aspettarsi, tra le altre cose:
- l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni
- la riduzione del carico fiscale a favore dei lavoratori dipendenti
- la proroga a favore dei datori di lavoro della maggiorazione del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni
- la riduzione della pressione fiscale a carico delle famiglie con redditi medio-bassi
- il potenziamento dei congedi parentali e lo stanziamento di risorse in favore dei nuovi nati
- il rifinanziamento del fondo di garanzia per la prima casa e il contributo destinato all’acquisto dei beni alimentari di prima necessità
- in materia pensionistica sono prorogati, per il 2025, gli interventi di flessibilità quali Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 e in materia di pensioni minime
- in favore del pubblico impiego si stanziano risorse per il finanziamento del rinnovo dei contratti
- in materia di supporto alle imprese è rifinanziata la Nuova Sabatini, prorogato al 2025 il credito d’imposta per investimenti nella Zona economica speciale (ZES) per il Mezzogiorno
- sono inoltre previsti interventi in materia di detassazione dei premi di produttività e per il welfare aziendale.