- Il fondo di fondi investirà in una serie di fondi chiusi sottostanti di piccola dimensione, che focalizzeranno i loro acquisti sulle piccole e medie imprese italiane
- Caselli: “Ha due grandissimi pregi: attirare in modo strutturale investimenti sul mercato italiano e combinare tanti investitori istituzionali che investitori retail”
Il fondo di fondi a capitale misto pubblico-privato, pensato per rilanciare le piccole e medie imprese italiane, è ai rulli di partenza. Presentato a fine settembre a porte chiuse agli investitori italiani ed esteri da Cassa depositi e prestiti, Mef e Borsa Italiana a Palazzo Mezzanotte, dovrebbe partire a inizio 2025. “È una risposta molto buona a ciò che chiediamo nell’ambito del Manifesto per lo sviluppo dei mercati dei capitali”, dichiara a We Wealth Stefano Caselli, direttore della Sda Bocconi school of management e tra i sostenitori del manifesto, iniziativa nata per promuovere una politica articolata e concreta a favore dei mercati dei capitali in Italia. “Ha due grandissimi pregi”, continua Caselli. “Da un lato, attirare in modo strutturale investimenti sul mercato italiano. Dall’altro, combinare tanti investitori istituzionali che investitori retail. Quindi è una risposta molto rotonda e ampia per offrire continuità di investimento al mercato dei capitali”. Cassa depositi e prestiti, aggiunge Caselli, è uno degli investitori più credibili, anche a livello internazionale. “È un segnale di sostanza e reputazione molto forte”, afferma. Ma come funziona?
Fondo di fondi di Cdp: come funziona
Stando ad alcuni dettagli trapelati finora, il fondo di fondi investirà in una serie di fondi chiusi sottostanti di piccola dimensione, che focalizzeranno appunto i loro acquisti sulle pmi italiane. Insieme ad altri investitori privati – sia istituzionali che retail – potrà sottoscrivere fino al 49% di quote di Organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr) di nuova costituzione, di diritto italiano e gestiti da società di gestione del risparmio autorizzate. Gli Oicr potranno a loro volta investire circa il 70% dei capitali in società italiane ex Ftse Mib, quotate su mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione; il 30% rimanente potrà invece essere allocato senza vincoli in titoli azionari italiani e titoli di debito emessi dalla Repubblica italiana, da Stati membri dell’Unione europea o dalla Commissione europea.
Mobilitate risorse per 350 milioni di euro
Le risorse dispiegate da Cdp sfiorano i 350 milioni di euro; con l’intervento dei privati, secondo alcune indiscrezioni, si arriverebbe a 700 milioni di euro. Resta da capire in che modo le società di gestione del risparmio potranno sottoporre nuovi fondi e come saranno effettivamente selezionati per il co-investimento. Il ticket di investimento del fondo di fondi, ad ogni modo, sarà di 35 milioni di euro. “Vedrete che sarà solo il primo passo del rilancio delle small e mid cap nel mercato italiano”, le parole del sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze, Federico Freni, intercettato da Repubblica a margine dell’evento. “È irreale pensare che lo Stato possa dire dove si deve investire. Lo Stato deve garantire un ecosistema stabile per l’investimento e, se l’ecosistema è stabile, gli investitori arriveranno”, ha puntualizzato.
Caselli: necessaria anche una riforma fiscale
In attesa delle interlocuzioni delle prossime settimane per ottenere ulteriori dettagli, secondo Caselli c’è anche un altro filone su cui occorrerebbe lavorare per favorire il rilancio del mercato dei capitali. “Fermo restando la riforma del Tuf (Testo unico della finanza, ndr), un elemento che andrebbe messo in campo è quello della fiscalità, che poi è uno dei punti del Manifesto”, dice Caselli. “La fiscalità dovrebbe essere orientata all’investimento nel mercato finanziario, tanto lato investitori, quanto lato emittenti. Ma credo che la riforma più importante sia quella lato investitori. Sono convinto che – per attrarre investitori sul mercato dei capitali – sia necessario utilizzare la fiscalità in modo strutturale, non con bonus una tantum”, afferma. Chiudendo con una provocazione: “In Italia abbiamo una tassazione che detassa completamente il capital gain sugli immobili se sono detenuti almeno cinque anni. Non dovremmo farlo sugli investimenti, anziché sul mattone?”.